Nel 1997 due cose non potevano mancare nella stanza del ragazzino “giusto”: il modellino della Viper GTS e la PlayStation con Gran Turismo, dove si poteva far finta di guidarla. Rigorosamente, blu con le strisce bianche.
Ed eccola, la leggenda degli anni novanta, nel mondo reale e nella scala giusta. Ma sempre blu con le strisce bianche.
Bombata e minacciosa anche da ferma, la GTS fa parte delle Viper di seconda generazione (SR2 dal 1995), in sostanza un upgrade della prima, ed è stata introdotta nel 1996 come versione coupé e più spinta della già rabbiosa RT/10 roadster. Esteticamente molto somigliante alle Viper precedenti, fa del tettuccio il particolare più memorabile, con la doppia bombatura pensata per alloggiare i caschi di pilota e passeggero durante i track day; venne soprannominata double bubble e riproposta in tutte le successive incarnazioni della Vipera.
Meccanicamente parlando, invece, con la prima generazione condivide ben poco. Telaio e sospensioni sono pensati più per la pista che per la strada, con molti componenti migliorati, mentre il leviatanico V10 7990cc, originariamente derivato da un camion e messo a punto da Lamborghini (davvero), nella GTS eroga 450cv e 664 N*m di coppia; i cavalli sono sufficienti per spingere l’auto a 300Km/h, ma la coppia è il vero piatto forte, ciò che rende la Viper un’auto brutale in qualsiasi marcia: I numeri grezzi indicano uno 0-100 Km/h in circa 4 secondi e il quarto di miglio in 12, con un “tiro” che pare incapace di mollare e che invita, a ogni ruggito del motore, a voler schiacciare ancora di più il piede sull’acceleratore. E a quel punto bisogna saper fare da soli.
Il carattere violento è, per l’appunto, la cosa più eccitante e pericolosa della Viper: un motore infinito e niente controlli di trazione, ESP o qualsivoglia aiuto elettronico, nemmeno l’ABS. La Viper GTS è talmente dura e pura che tanta potenza non è gestita da nulla fuorché dal pilota, lasciato in balia di se stesso e dei propri limiti.
La Viper è così per precisa volontà, in sostanza un demone su ruote che rischia di essere un grosso problema quando non si è sicuri di cosa si sta facendo e si guida un missile terra-terra pronto a perdere il retrotreno in qualsiasi curva, e quasi a qualsiasi velocità.
Nota: Per tutto l’articolo mi sono riferito a quest’auto come a una Dodge perché è il marchio più noto, ma per la precisione l’esemplare in questione è una ben più rara Chrysler; con questo marchio venivano commercializzati gli esemplari da esportazione, di cui non ne esistono (o sopravvivono) molti.
La guidiamo con...
Scandalosamente potente e pericolosa “by design”, in USA quest’auto ha una fama abbastanza sinistra: quella che la vuole impaziente di uccidere il suo guidatore, il che la rende l’auto perfetta per chi ha inconfessate tendenze suicide. Anche nell’ambiente nostrano, spesso la prima domanda non è la classica “quanto fa con un litro” ma un ben meno rassicurante “va tutto bene?”
Peraltro, un annetto dopo che l’auto di questo articolo è uscita dalla catena di montaggio, si è visto anche l’esplosivo debutto di Rob Zombie come solista dopo la lunga militanza nei White Zombie. In particolare, oltre alla famosissima Dragula se ne uscì con questa Superbeast, canzone oltremodo adatta alla Viper GTS: Avete voluto la bestia e lei è arrivata, ora non vi lamentate se cerca di mordervi. Del resto, mordere è nella natura delle vipere.
Le foto e l’auto di questo articolo sono di Federico. Lo ringraziamo sentitamente e vi invitiamo a seguirlo anche su Instagram.