Il disco
- Etichetta:Napalm Records
- Città:Los Angeles (California, USA)
- Genere:Heavy Metal
- Line Up:
- Blackie Lawless (voce, chitarra)
- Doug Blair (chitarra)
- Mike Duda (basso, cori)
- Mike Dupke (batteria)
È da sempre un legame particolare quello che mi lega ai W.A.S.P., instauratosi con i primi due album (l’omonimo esordio del 1984 e lo spettacolare “The Last Command”, del 1985), proseguito con i primi gruppi in cui militavo, nelle cui scalette non poteva mancare “Wild Child”, e consolidatosi in occasione del mio primo vero concerto Heavy Metal, che li vedeva come opening act nella data italiana del Somewhere On Tour dei tuttora irraggiungibili Iron Maiden (sì, a me l’ultimo disco piace; e potete fidarvi se vi dico che è un grande disco…).
Pensandoci bene, è passato davvero un sacco di tempo, e non solo per me. Ma in un universo musicale in cui interi generi, movimenti e scene sono stati cancellati in un giorno, in cui nuove mode hanno incendiato il mondo per spegnersi clamorosamente dopo pochi mesi, in cui personaggi apparentemente rivoluzionari di sono rivelati effimeri fenomeni di plastica, la band di Blackie Lawless ha proseguito il suo cammino senza mai perdere la rotta, fra momenti altissimi (The Crimson Idol) ed altri un po’ meno riusciti (Helldorado), capolavori da riscoprire (The Headless Children) ed episodi coraggiosi (K.F.D.), mantenendo una coerenza stilistica che pochi altri gruppi hanno così bene saputo proteggere dalle nefaste incertezze che sempre più sono andate caratterizzando un mercato discografico ormai defunto, un pubblico sempre più incompetente, un giornalismo sempre più asservito ed un concetto di “arte” di cui ormai quasi nessuno conosce più il significato. E canzone dopo canzone, concerto dopo concerto, i W.A.S.P. sono arrivati al quindicesimo album in studio, a ben sei anni di distanza dal precedente Babylon – salito alla ribalta quasi più per la notizia della conversione di Blackie Lawless al cristianesimo rinato che per i suoi pur validi contenuti musicali – la cui ispirazione biblico-evangelica ha influenzato titolo, copertina e testi (già…) del nuovo lavoro, appunto intitolato Golgotha.
Un album bellissimo.
Nove tracce che in poco meno di un’ora dimostrano lo splendido stato di forma della band, messo in chiaro già dall’opener Scream, che sembra riportare ai fasti degli anni ’80, e dalla successiva Last Runaway, dagli echi quasi springsteeniani (dopotutto Blackie Lawless è di Staten Island, e qualcosa vorrà pur dire…), un inizio spumeggiante per un album che si snoda su coordinate che risulteranno familiari ai fans della band e che non deluderanno tutti gli altri, fra episodi di grande potenza (Slaves Of The new Order) e altri più leggeri (Shotgun) ma tutti posizionati su standard qualitativi altissimi, fino alla conclusiva title track, dalle atmosfere tipicamente waspiane e la cui struttura richiama sorprendentemente l’immortale The Show Must Go On dei Queen. Unica pecca della tracklist, la poco efficace ballad Miss You, che oltre a spezzare il ritmo del disco sembra francamente più uno scarto dei Kiss più commerciali che una outtake di The Crimson Idol, e per di più talmente prolissa da far scomparire qualsiasi tentativo di riconciliazione con il brano, a dimostrazione dell’ottima scelta fatta nel 1992: per capirci, anche la citata title track dura quasi otto minuti con la stessa buona metà dedicata ad assoli-fiume, ma il risultato è davvero tutta un’altra cosa…
Comunque sia, dopo sei anni Blackie Lawless si ripropone con un’autorevolezza indiscutibile, confermando sia l’ottima line up che uno stato di grazia creativa sul quale penso non tutti sarebbero stati disposti a scommettere. E poco importa se il suo nuovo modo di vivere ci impedirà di ascoltare ancora dal vivo Animal (F**k Like A Beast), come pare abbia dichiarato: i brani di Golgotha che finiranno in scaletta non ne faranno sentire troppo la mancanza.
Un grande ritorno.
Tracklist
- Scream - 5'04"
- Last Runaway - 5'29"
- Shotgun - 6'19"
- Miss You - 4'55"
- Fallen Under - 5'06"
- Slaves Of The New World Order - 7'59"
- Eyes Of My Maker - 5'10"
- Hero Of The World - 5'01"
- Golgotha - 7'51"
- Giudizio: Esplosivo
- Valutazione: 9 / 10