Sadist – Hyaena

Sadist – Hyaena

Il disco

  • Etichetta:Scarlet Records
  • Città:Genova
  • Genere:Progressive Death Metal
  • Line Up:
    • Tommy Talamanca (tastiere, chitarra)
    • Andy Marchini (basso)
    • Alessio Spallarossa (batteria)
    • Trevor (voce)
Sadist – Hyaena

Quando avevo sedici anni ascoltavo I Sadist piuttosto spesso, merito di un amico che me li fece scoprire nel lontano 2004. La band era in pausa allora, e ci aveva lasciato i primi quattro album che hanno riempito il vuoto tra il 2000 e il 2007. Come ampiamente ripetuto nel corso degli anni, questa band è stata il precursore di uno stile che negli anni ’90 era completamente sconosciuto in Italia, riuscendo a creare un prodotto originale che era in grado di far funzionare insieme un uso massiccio delle tastiere, proprio del prog, con una struttura prettamente death (senza comporre necessariamente dei brani che durassero venti minuti).

Hyaena si presenta come uno dei lavori tecnicamente più elaborati e concettualmente più esotici. L´album, incentrato sui temi della caccia e della voracità dei grandi predatori africani, propone sonorità selvatiche e tribali. I testi trattano le abitudini dei predatori che cacciano in branco e divorano la preda; il filo conduttore dei brani si ricollega direttamente ad una sorta di misticismo legato alla figura del diavolo che cavalca la iena (come presente in copertina).
In The Lonely Mountain è immediatamente evidente un’impostazione della chitarra più trash rispetto ai lavori precedenti. Il brano propone inizialmente dei suoni che riproducono i rumori notturni durante il sonno dei predatori, per poi iniziare con un frenetico duo doppio pedale/chitarra. La parte del basso nel bridge viene forse poco valorizzata da un volume non adeguato, svista a cui viene posto rimedio nell’interessante intermezzo “jazz-misto tribal” che chiude il pezzo. Pachycrocuta è un brano di una precisione maniacale. Interessante la parte di tastiere che ricorda “Who Wants to Live Forever” dei Queen, piccola isola calma in un pezzo caratterizzato da incessanti tempi dispari.
Bouki (termine senegalese per definire “iena”) è un brano molto meno esotico rispetto agli altri. I piccoli strumenti a fiato e i suoni della natura sono sostituiti da tastiere molto “prog old style”, strutturano l’intero pezzo. The Devil Riding the Evil Steed si riconnette direttamente con il concept dell’album, narrando la leggenda della iena eletta a destriero del demonio. È un brano che fa gelare il sangue nelle vene ogni secondo per tutta la sua durata, dall’intro di tastiere molto delicato, al violento stacco nella strofa, al parlato, all’assolo.
Scravenger and Thief è un brano molto “classico”, ma presenta allo stesso tempo delle sonorità che ricordano l’atmosfera di un antico rituale. Gadawan Kura, esclusivamente strumentale, vanta un uso molto armonioso della chitarra. Gli arpeggi delicati trasportano l’ascoltatore nell’atmosfera dell’album, quasi a simboleggiare la calma dopo la violenza della caccia.  Eternal Enemies, invece, ci ritrasporta nella frenesia del sangue e delle zanne, lasciandoci intendere come nella calma dell’acqua si nasconda la minaccia della morte. Di nuovo, alla violenza del cantato di Trevor, il quale mantiene un perfetto equilibrio scream/growl, vengono intervallate esotiche parti strumentali, che, anziché mitigare la potenza del brano, riescono a suscitare nell’ascoltatore una sensazione di inquietudine.
African Devourers è un esempio di quanto detto prima riguardo l’abilità del cantante di alternare perfettamente growl e scream (considerato che tale caratteristica viene mantenuta intatta nei live); la tematica del brano si riconnette all’abilità del predatore di divorare la sua vittima ancora in vita. Scratching Rocks non lo ritengo al livello degli altri brani. È orecchiabile e ben fatto, ma non molto originale o particolarmente sorprendente; strutturato in maniera piuttosto semplice è perlopiù un brano di riempimento per un album.
Genital Mask, al contrario, è un pezzo notevole, ottima chiusura per l’album. Uno degli assoli più belli di tutto il disco, inserito in un brano fatto di continui cambi stilistici.

Hyaena si presenta come un interessante esperimento. La virata prettamente trash è evidente in brani come The Lonely Mountain. Allo stesso tempo, l’idea di introdurre elementi tipici della tribalitá africana è una mossa azzardata ma ben riuscita. È altrettanto interessante notare come la presenza di suoni molto più “ethnic” non alleggerisca i brani, i quali mantengono un’aura oscura e mistica. Stilisticamente molto selvatico e crudo, tecnicamente sofisticato. I Sadist si riconfermano uno dei  migliori gruppi nostrani, capaci di far mangiare la polvere a molti colleghi internazionali.

Tracklist

  1. The Lonely Mountain
  2. Pachycrocuta
  3. Bouki
  4. The Devil Riding The Evil Steed
  5. Scavenger And Thief
  6. Gadawan Kura
  7. Eternal Enemies
  8. African Devourers
  9. Scratching Rocks
  10. Genital Mask
  • Valutazione: 8 / 10