My Dying Bride: Feel the Doom

My Dying Bride: Feel the Doom

Quando I My Dying Bride hanno iniziato la loro carriera, io ero ancora una bambolina con i boccoli. La tendenza degli anni ’90 era “darker is better”, e loro si sono formati adeguandosi a questo stile, diventando una delle doom metal band più prolifiche sulla scena musicale.
Oggi, dopo venticinque anni, il cantante Aaron Stainthorpe ci parla di Feel the Misery, il loro ultimo lavoro, e guarda con nostalgia agli anni passati, e con occhi pieni di entusiasmo gli esperimenti creativi che verranno nel futuro.

Cominciamo con Feel the Misery. È il primo lavoro dopo due anni, cosa puoi dirci a riguardo?

Abbiamo cominciato a scrivere questo album due anni fa. Le canzoni hanno richiesto molto tempo per la registrazione e volevamo essere sicuri che fossero assolutamente perfette.
Non abbiamo mai impiegato tutto questo tempo per scrivere un album in passato, è una specie di nuova formula: normalmente scrivi una canzone dopo l’altra, e quando ne finisci una la lasci lì per qualche settimana; poi torni ad ascoltarla, e se hai bisogno di fare arrangiamenti o di cancellare cose, lo fai.
Stavolta invece siamo passati attraverso questo processo davvero molte volte e, mentre alcune canzoni non sono cambiate molto, altre sono state completamente riscritte. È stato quindi un processo lungo, ma credo ne sia valsa la pena, perché le recensioni per l’album sono state incredibili.
Abbiamo cominciato a registrare a ottobre dello scorso anno, ma con un andamento piuttosto rilassato: il week-end e la sera, ogni volta in cui si riusciva a trovare il tempo. È un modo molto inusuale di registrare, a dire la verità, quindi non abbiamo terminato se non a marzo di quest’anno.
Quanto agli Studios siamo tornati agli Academy, dove abbiamo già registrato diversi album. Siamo andati alla grande perché, nonostante siano molto piccoli, hanno tutta l’attrezzatura necessaria e hanno fatto un ottimo lavoro.
E poi abbiamo avuto Calvin. Era andato via diciassette anni fa e siamo stati davvero felici di riaverlo con noi per questo album anche se, purtroppo, non c’è molto di suo perché molte delle canzoni erano già state scritte prima che arrivasse.
Credo sia tutto!

A proposito del ritorno di Calvin. Come vedi questo collegamento con il passato? Quali sono i tuoi sentimenti a riguardo?

È grandioso, davvero grandioso. Insomma, non ho parlato con Calvin per molti anni, ma siamo rimasti comunque vicini perché abbiamo dei contatti famigliari. Perciò, quando abbiamo saputo che Hamish sarebbe andato via, abbiamo parlato con Calvin e gli abbiamo chiesto: “Se Hamish lasciasse, ti interesserebbe ritornare con i My Dying Bride?” e lui ha risposto di sì. Così, quando Hamish è andato via, Calvin è tornato con noi.
Inizialmente era molto nervoso perché non ha suonato in pubblico per diciassette anni, e anche Lena, Shawn e Andrew lo sono stati perché sapevano che Calvin aveva contribuito alla fondazione dei My Dying Bride nel 1990. Ma tutto è andato molto bene, anche i live; Calvin ha gestito le cose meravigliosamente e non è mai tornato sui suoi passi.

Vorrei andare un po’ più a fondo in Feel the Misery, perché c’è un pezzo che molti, tra i miei colleghi e conoscenti, considerano il più bello dell’album: And my Father Left Forever. Qual è la storia dietro al testo di questa canzone? Se non è un argomento troppo delicato.

Non è una questione di “troppo delicato”, non è ancora tempo per parlarne. L’album è appena uscito e io non amo rivelare le storie delle mie canzoni troppo presto e facilmente. Se lo facessi le persone non si costruirebbero un’idea propria, e io preferisco ascoltare quello che pensano che la canzone racconti.
Comunque posso dire che è davvero ben scritto, ed è la canzone più accessibile dell’intero album, forse quasi commerciale.
È un pezzo molto emotivo. Quando l’ho scritto nel Novembre e Dicembre dello scorso anno c’è stata una coincidenza orribile, perché mio padre è effettivamente morto nel gennaio dell’anno seguente, cosa che ha influito sulla registrazione. Quando l’ho registrata, ho odiato essere in studio e non vedevo l’ora di finirla. Ma non voglio raccontare altro ora, è troppo presto, voglio prima vedere cosa la gente pensa dell’intero “pacchetto”.

Se può interessarti, la mia preferita è I almost Loved You. Mi ha fatto piangere parecchio.

È una canzone adorabile, un bellissimo pezzo anche se non c’è chitarra o distorsione. Non devi premere troppo sulle chitarre in una band metal se crei l’atmosfera giusta. A volte non ti mancano, non ne hai bisogno, perché se crei qualcosa con tutto il tuo cuore, la tua anima e la passione, non importa cosa tu faccia con le chitarre. Il risultato sarà perfetto e significativo lo stesso.

Una domanda che parla un po’ del passato, ovvero del triennio 1995-1998 che vi ha portati al capolavoro Angel and the Dark River. Dopo vent’anni, che impressione ti fa pensare a quel periodo estremamente creativo?

Si, hai ragione, è stato un periodo estremamente creativo. Dovevamo fare un ottimo lavoro dopo Turn Loose the Swans e credo che The Angel and the Dark River sia migliore del suo predecessore.
Certo, Turn Loose the Swans ha portato una maggior fama perché è stato rilasciato nel momento giusto, ma The Angel and the Dark River è comunque un album meraviglioso, il mio preferito, tanto che suoniamo ancora le sue canzoni nei live.
E niente, è stato un periodo molto creativo, tutti lo eravamo e la gente lo nota. Non solo per la musica ma per tutto il resto, anche per la scrittura dei testi.
Il mio modo di scrivere di quel periodo era molto diverso, più ricco. Quando hai l’idea devi prendere e scrivere, non solo cercare di ricordare, ma agire nell’immediato. Ed è quello che abbiamo fatto. Se hai qualcosa di estremamente positivo da dare, devi prendere e agire immediatamente e non cercare scuse per farlo dopo, perché perdi il momento. Devi agire immediatamente. E noi lo abbiamo fatto spesso durante quel periodo., che è stato davvero bello per noi.

Credi che la band si stia ancora evolvendo dopo venticinque anni di attività?

Si, assolutamente. Ci sono elementi nel nuovo album che non ci saremmo permessi dieci anni fa. I riff “commerciali” in And my Father Left Forever, per esempio, non li avremmo mai suonati perché non sarebbe stato “abbastanza doom” o “abbastanza dark”. Anche dopo venticinque anni, quindi, stiamo ancora trovando un modo di reinventarci ed è ancora eccitante, è una buona cosa.
Non so cosa faremo fra altri venticinque anni, perché non voglio tirarla così per le lunghe, ma nei prossimi dieci credo che saremo ancora in evoluzione. n bellissimo pezzo anche se non c’è chitarra o distorsione. Ci siamo presi delle libertà con il nuovo album, ma senza esagerare anche perché, alla fine, ci chiamiamo My Dying Bride e restiamo fedeli a questo.
Però vogliamo allargarci ancora nei prossimi album, sperimentare un po’ qua e là. Davvero, abbiamo molto in programma.

Cosa intendi quando dici che non sarebbe stato “abbastanza doom”? Nel senso, era una scelta solo stilistica o una scelta di mercato?

Era una scelta stilistica, perché il nostro stile dominante di allora era davvero dark e sinistro. Ma quando ascolti And my Father Left Forever sobbalzi e dici: “Beh, è piuttosto carino come pezzo, c’è un qualcosa di meno oscuro”. Come ho già detto, ci sono delle sonorità molto commerciali in questo pezzo perché stiamo espandendo i nostri orizzonti, stiamo crescendo. Ci stiamo prendendo la libertà di fare cose che non avremmo potuto fare in passato. Quindi si, ci stiamo ancora evolvendo.

Una domanda a proposito dei prossimi live. Vedo che avete programmato un concerto in Gemania per novembre. Ci puoi dire qualcosa sul tour 2016? Progettate di venire in Italia?

Andremo in tour nel 2016 per promuovere Feel the Misery, quindi suoneremo almeno tre canzoni del nuovo album, o forse più. Faremo una bellissima crociera nei Caraibi in febbraio e poi inizieremo un tour. Non abbiamo ancora programmato tutto, ma una data italiana credo che sia possibile. Del resto il nostro manager è italiano, dunque dovremo suonare in Italia… altrimenti saremo nei guai!

Ci sono molti fan in Italia che vi aspettano!

Sicuramente proveremo a venire da voi. Abbiamo suonato in Italia nello scorso tour per due volte e i fan italiani sono stati molto fortunati perché, ad esempio, non suoniamo in Spagna da più di cinque o sei anni e i fan spagnoli sono piuttosto amareggiati. Ma si, suoneremo con i fan e sarà meraviglioso. E poi andremo in Italia anche per il cibo, che è incredibile.

Un’ultima cosa: c’è qualcosa che vuoi aggiungere per la community di IronFolks? Magari un saluto speciale?

Ringrazio IronFolks per il supporto e ringrazio i fan italiani dei My Dying Bride per il loro affetto, sin dall’inizio. Anche prima dell’avvento delle email eravamo abituati a ricevere migliaia di lettere dai fan italiani, cosa che è continuata per venticinque anni. È una cosa incredibile, e noi amiamo l’Italia: tutta la band ci ha passato le vacanze perché ci piace la spiaggia, il cibo, il sole. Inoltre la vostra cultura è meravigliosa, perciò grazie davvero per il supporto.
Torneremo, e spero di vedervi tutti il prossimo anno.