Premetto: Hot Love dei Twisted Sister è una brutta canzone. Banale in composizione, testo e arrangiamento, palesemente piegata al metal-glam-pop mainstream anni ’80, è uno dei dimenticabili singoli del peggiore album della band di New York, Love is for Suckers, consegnato alla storia della musica come un flop talmente indifendibile da portare allo scioglimento della band pochi mesi dopo l’uscita. Con tutto il bene che voglio a Dee Snider e alle sue creature (tanto), non dovreste ascoltare una canzone del genere pensando che sia metal fatto bene.
Ordunque. Ora che ho ho espletato il mio dovere di “critico” (tra virgolette, perché ritengo di avere la facoltà di criticare solo me stesso), e ho accontentato tutti, dai fan dei Twisted Sister “che c’erano” al mio collega Luca Morzenti, passiamo a chiederci perché ho tirato fuori questa canzone che il canale ufficiale della band ha riesumato dalla tomba dove poteva tranquillamente continuare a riposare.
Il fatto è che io non sono “uno degli ’80”; quando uscì il videoclip che segue probabilmente mangiavo ancora la pastina Plasmon. Lo vedo quindi, inevitabilmente, con gli occhi di un (ex) ragazzo cresciuto a cavallo del millennio.
Quello che mi colpisce è che il peggio che ha saputo dare il metal anni ’80 è rappresentato da una canzone catchy e ruffiana, tutto sommato piacevole quando si pianta in testa, ma soprattutto da un video pieno di Hot Rod in cui una ragazza viene divinizzata in quanto strafiga bionda che, a bordo di una Corvette nera con più curve di lei, a colpi di burnout mette al palo ogni tipo di macchina e di uomo. E Dee Snider che fa? All Star rosa ai piedi rischia un incidente con una Pontiac GTO, la cerca con una Polaroid, la trova mentre fa un sexy car wash vestita da sera e alla fine, dopo aver cantato da un palco fatto di rottami e carri attrezzi, le frega pure le chiavi della macchina. Tacendo la scena alla Tango & Cash sull’assolo in cui detta Corvette sfonda un muro di polistirolo senza alcuna ragione.
Tutto questo, e molto altro, in quattro minuti e diciassette secondi.
Ammettetelo, voi che l’avete detestata trent’anni fa e ora subite i tormentoni tossici della Amoroso: uscisse oggi una cosa del genere, saremmo qui a parlare di “esplosivo omaggio agli anni ’80” e Dee Snider interpreterebbe se stesso nel prossimo Kung Fury.
Disse bene un mio caro amico: “erano anni spensierati e colorati”, in cui ancora si poteva dire e fare più o meno di tutto a patto di sopportare certe bigotterie, e in cui non si sapeva che il peggio doveva ancora venire. Parlo di un “peggio” in cui le canzoni che si piantano in testa sono quelle di Elettra Lamborghini (povero Ferruccio, ndr) o i balletti su Tik Tok, e in cui vige l’ansia perenne di offendere una qualche micro minoranza capace, grazie alla grancassa compiacente dei social network, di sputtanare l’altrui lavoro per motivi di cui si sarebbe riso solo dieci anni fa. Cosa che potrebbe succedere anche al video di Hot Love per una decina di motivi diversi.
Fortuna che a chi scrive non frega niente, e dunque chiudiamo il cerchio: che tornino le auto non politicamente catalitiche, uomini non politicamente conformati, musica non politicamente corrotta. E se questo vorrà dire far tornare canzoni scarse come Hot Love, ce ne faremo ben volentieri una ragione.