Il disco
- Etichetta:Andromeda Relix
- Città:Bergamo (Italia)
- Genere:Heavy Metal
- Line Up:
- Marco Lippe (voce, batteria, tastiere)
- Marco “Grey” Tombini (chitarra)
- Simone Fumagalli (chitarra)
- Ruggero Papagna (basso)
Gli ineguagliabili e indimenticabili Anni ’80 videro – fra gli innumerevoli eventi che ne caratterizzarono la magnificenza – anche il diffondersi a livello planetario del genere musicale al tempo chiamato semplicemente «Heavy Metal», fenomeno che interessò anche quell’Italia un po’ provinciale ormai prossima ad uscire da uno dei periodi più bui della sua storia e improvvisamente ritrovatasi sul tetto del mondo dopo il trionfo sancito dalle epiche imprese di Paolo Rossi [Ciao, Pablito. E grazie di tutto, ndr].
A dispetto delle difficoltà che contraddistinguono il nostro Paese quando si tratta di assorbire qualsivoglia innovazione culturale, quegli anni videro nascere gruppi che riuscirono a intraprendere una carriera più o meno lunga (Bulldozer, Death SS, Necrodeath, Vanadium…), altri arrivati a un passo dal successo pur essendo dotati di innegabili qualità (Adramelch, Deathrage, Headcrasher, Hocculta, Run After To…) e altri ancora – ovvero la stragrande maggioranza – destinati a un fugace passaggio sulle scene fatto di demo tape, molte speranze, pochi concerti, qualche fregatura e tanto entusiasmo.
A quell’avvicendarsi di nutrite schiere di musicisti, peraltro tutt’ora in atto, sono sopravvissuti i bergamaschi Nirnaeth, protagonisti di una carriera trentennale che li ha visti interpretare il ruolo di pionieri del thrash metal italiano prima e di fautori di un hard/heavy con forti contaminazioni psichedeliche poi, costellata da qualche buona uscita discografica, palchi condivisi con artisti importanti, cambi di formazione (se ne contano ben diciotto!), scioglimenti, reunion e progetti paralleli. E nell’anno 2020 i Nirnaeth si presentano con un album dalle strutture musicali in linea con una certa tradizione ottantiana, estremamente vario nelle tematiche trattate (crisi di civiltà e problematiche ambientali, storia e attualità, umano e divino), capace di risvegliare nel sottoscritto – e non solo per motivi anagrafici – un mai sopito orgoglio per l’appartenenza a una generazione di musicisti che ha contribuito a edificare una scena che all’atto pratico quasi non esisteva senza preoccuparsi di come sarebbero andate a finire le cose (leggasi: tanti sogni rimasti tali, ma nessun rimpianto) e consigliatissimo al pubblico più giovane, così in grado di confrontarsi con una proposta che mostra un’originalità, una forza creativa, un’energia artistica senza pari (unica eccezione, il sedicente recensore che li ha definiti «questi tizi di Bergamo»).
Bentornati, Nirnaeth.
Tracklist
- Anthropocene – 4’34”
- Heavy Metal – 4’30”
- Those Days Of Our Youth – 7’17”
- The Slow Creeping Greed – 5’20”
- Searching For Walhalla – 5’36”
- Tender Brutality – 4’17”
- Warriors Of The Rainbow – 4’38”
- The Hammer – 4’17”
- La Maledizione Dell’Umanità – 6’18”
- Anthropocene Part 2 – 3’39”
- Giudizio: Secolare
- Valutazione: 8 / 10