C’era una volta IronFolks.
Sopravvissata dal 2011 al 2020, in quasi 10 anni quella piccola webzine nata dalla passione ha dato voce e immagini a un popolo, quello che orbitava attorno a un certo festival e a certi gruppi, fatto di persone che ormai sono diventate grandi. Anni nei quali ha aiutato i suoi lettori e ancora di più chi vi ha collaborato, che sono cresciuti come persone e, incredibilmente, sono riusciti persino a usarlo nel CV (ci vuole coraggio, ma quello non è mai mancato).
Il punto è che i tempi cambiano. Sembra banale, ma riconoscerlo è sempre pesante: è dura accettare l’idea che IronFolks è un nome che crea un sacco di problemi quando si chiede qualcosa per un gruppo che non sia “Folk” (perché ormai i contenuti non li legge più nessuno, nemmeno le agenzie di promozione musicale); è difficile ammettere che non si ha più il tempo per girare decine di concerti l’anno a fare foto, così come non aver più la pazienza di insistere, per avere un posto in un photo pit, con alcuni discutibili personaggi che ancora pensano che il lavoro di un fotografo sia un favore da concedere ad amici e parenti e non un servizio dato al pubblico pagante. Ed è ancora più brutto pensare che, in effetti, concerti da fotografare ne sono rimasti ben pochi e in questo periodo letteralmente nessuno, col futuro che non promette benissimo.
I tempi sono cambiati, per l’appunto, attorno a noi e ai nostri lettori e noi e loro siamo cambiati di conseguenza. Così nell’ultimo anno ci siamo trovati di fronte a un bivio: accettare il fatto compiuto e cambiare strada, o morire di nostalgia in un vicolo cieco.
Abbiamo scelto la prima, ché un po’ di nostalgia è romantica, ma quando arriva a dominare la vita diventa briscole al circolo, “ai miei tempi” che annoiano nipoti, coppole e vestiti di lino.
Perciò abbiamo cambiato pelle, facendo tesoro delle esperienze passate: tutto ciò che è stato IronFolks (recensioni, interviste, articoli) l’abbiamo portato nelle valigie e lo trovate già qui, per il resto aspettatevi la stessa sincera passione con meno peli sulla lingua.
E le macchine, già: ci saranno anche le macchine. Se c’è una cosa meravigliosa che IronFolks ci ha lasciato è stata l’IronFest, il primo e al momento unico evento che sia stato capace di riunire il metal undeground con quei grossi dinosauri stradali con tanti pistoni e cilindrate che si misurano in pollici cubi. La rubrica Wheels of Fire (dal titolo della famosa aria di Puccini, naturalmente) nasce per questo: per portare le auto al metal e il metal alle auto.
Benvenuti in MetalGarage quindi, un luogo in cui la musica è alta come prima (se non di più, perché cominciamo ad avere un’età e ci sentiamo meno), siamo ancora pieni di birra e presto saremo pieni anche di benzina.
There is only one success–to be able to spend your life in your own way.
Christopher Morley