Il disco
- Etichetta:Napalm Records
- Città:Islanda
- Genere:Folk/Viking Metal
- Line Up:
- Björgvin Sigurðsson (voce, chitarra)
- Baldur Ragnarsson (voce, chitarra)
- Þráinn Árni Baldvinsson (voce, chitarra)
- Gunnar Ben (tastiera, oboe, voce)
- Snæbjörn Ragnarsson (basso, voce)
- Jón Geir Jóhannsson (batteria, voce)
(Scioglilingua e copiaincolla)
Devo confessare di avere un debole per gli Skálmöld, nonostante il loro lavoro mi costringa a una serie di copiaincolla ogni volta che devo riportare i nomi dei loro brani. Il gruppo, proveniente dalla fredda e remota Islanda, è una di quelle band che riescono a portare nel folk/viking un sacco di semplicità ed energia, anche grazie alla loro passata scelta di condensare il suono in pochissimi tipi di strumenti. La potenza derivata da cori scanditi e tre chitarre spicca tra la folla, aggiunta alle potenti tematiche della loro terra.
Il che mi spiace, perché (copiaincolla) Vögguvísur Yggdrasils è un disco un po’ scarico. L’apertura con doppia cassa a manetta di Múspell farebbe pensare il contrario, ma c’è una mancanza di verve creativa nel tema principale che stanca. Il rimpallo fra le due voci sporche molto differenti invece, altro loro marchio di fabbrica, funziona bene anche qui. Ma dove sono finiti i cori?
Niflheimur è una canzone abbastanza generica, con un tempo poco sostenuto che non aiuta. Bisogna aspettare fino a Niðavellir (ho smesso di cercare di pronunciare i nomi delle loro canzoni intorno all’uscita di Börn Loka) prima di ritrovare quello spunto a metà tra il viking e i canti popolari che li caratterizzano. Qui si che ci siamo: le due chitarre scandiscono con prepotenza uno di quei temi quasi ballabili che definiscono il gruppo, e i vichinghi iniziano a far sentire la loro voce. La canzone passa attraverso una curiosa deriva vagamente speed metal, prima di tornare al tema principale, e qua il bilancio è decisamente positivo.
Purtroppo a questo punto è chiaro il tema su cui si stabilisce l’album. C’è una mancanza di quella scintilla che aveva mostrato al mondo cosa possono proporre di unico lassù in Islanda, e anche le canzoni che funzionano mi fanno più spesso venir voglia di riascoltare il loro materiale passato. Útgarður è un altro brano mid-tempo che stanca dopo poco, e anche qui senza cori ad elevarne il tono, mentre Álfheimur pare vagare verso lidi di power armonizzato che fanno alzare un sopracciglio per chi ammira la capacità di colpire dritto in fronte dei lavori passati. Come brano, potrebbe venire da un gruppo qualsiasi, anche se si salva in corner quando entrano i cori – ma a quel punto siamo ben oltre i due minuti, e durano comunque poco.
È difficile anche per un fan come me procedere attraverso l’album senza pensare che ciò che sto ascoltando non è né carne né pesce. Nei momenti peggiori è piatto, manca di idee, mentre in quelli migliori non riesce a toccare i livelli raggiunti da Með vættum o il già citato Börn Loka. Helheimur rivitalizza l’attenzione, con un buon lavoro di chitarra e un po’ di spinta, e il disco si chiude con Vanaheimur, forse la più strutturata – di sicuro la più lunga – tra le canzoni, raggiungendo oltre nove minuti di durata. Se fino ad adesso ho parlato di mancanza di spunti e di un generale senso di piattezza, beh… potete trarre le vostre conclusioni.
Alla fine della fiera Vögguvísur Yggdrasils è un calo di energia, quasi un fermarsi per ricaricare le batterie. Non lo suggerirei se approcciate il gruppo per la prima volta, ma può bastare a tener buoni i fan finché non arriverà qualcosa di sostanzioso. Potrebbe essere una piccola pausa per rifiatare, potrebbe essere l’inizio di un declino; in ogni caso, tenete gli occhi aperti: posso confermare personalmente che live restano fenomenali.
Tracklist
- Múspell – 5'25"
- Niflheimur – 5'05"
- Niðavellir – 4'45"
- Miðgarður – 4'40"
- Útgarður – 4'30"
- Álfheimur – 6'40"
- Ásgarður – 5'45"
- Helheimur – 3'05"
- Vanaheimur – 9'20"
- Valutazione: 6 / 10