Ghost BC – Popestar

Ghost BC – Popestar

Il disco

  • Etichetta:Loma Vista Recordings
  • Città:Linköping (Svezia)
  • Genere:Doom Metal
  • Line Up:
    • Papa Emeritus III (voce)
    • Nameless Ghoul (chitarra)
    • Nameless Ghoul (chitarra)
    • Nameless Ghoul (basso)
    • Nameless Ghoul (tastiere)
    • Nameless Ghoul (batteria)
Ghost BC – Popestar

Sunday, Monday, EP Days

Aaahhh, che bella l’abitudine degli EP. Brevi e semplici, fatti per soddisfare band ed etichetta, titillare i fan e stimolare la perversione dei collezionisti.
Solitamente evito le recensioni, men che meno degli EP, che salvo rari casi, (tipo YØLØ dei Finsterforst, che è un’adorabile puttanata), catturano raramente la mia attenzione. Però, questo dura quanto una puntata di Friends e scorre benissimo – soprattutto mi dà il tempo di stendere la lavatrice – rendendolo il candidato ideale per uno dei miei rigurgiti letterari a breve gittata.

Mentre alcuni fan si stracciano le vesti sulla dipartita – temporanea o definitiva, non s’è capito ancora – del Nameless Ghoul identificato come Omega, con una bassista (“Oddio, una donna! Di quelle con la vagina!”), il gruppo di Linköping s’è dato da fare per pubblicare, ad un anno di distanza da Meliora, l’EP Popestar, omonimo del tour nordamericano inaugurato pochi giorni fa. Il disco è composto da cinque pezzi, quattro cover ed un inedito, come il precedente If You Have Ghost (2013).
Square Hammer è un singolo che evidenzia, se possibile, ancora più il timbro nasale del nostro Puppa preferito: è un brano incalzante con una drum machine iniziale che pompa il necessario per aprire la via al resto dei Ghoul, soprattutto alle chitarre (il basso è meno presente rispetto alle sonorità corpose di Meliora). Questo è il classico brano dei Ghost: un tripudio di melodie d’organo, i ritornelli corali e poi, poi c’è quel dannato ritornello, che è una maledizione. Vi ritroverete a canticchiarlo in riunione, in macchina, al funerale di vostro zio, e potrete tentare di  esorcizzarlo solo con una playlist di due ore di cover asiatiche di Dragostea Din Tei (per chi la cercasse, esiste, ed è qui).

Il pezzo successivo è Nocturnal Me, piccola perla tratta dal capolavoro degli Echo & The Bunnymen Ocean Rain. Come nel caso del predecessore, anche qui le cover sono molto di nicchia, (tranne Missionary Man degli Eurythmics, l’unica davvero nota delle quattro). Se non avessi specificato l’autore ve ne sareste accorti a malapena, la canzone è fatta propria dalla formazione svedese in modo eccellente – successo non replicato con Missionary Man, che resta un po’ in sordina; orecchiabile, ruffiana, ideale alla trasposizione ghostiana (tastiera, cori, è tutto lì, pronto), eppure non riesce a fare il salto di qualità, tenendo i vocalizzi femminili in secondo piano rispetto al salmodiare di Papa Emeritus.
Facendo un passo indietro, in terza posizione c’è I Believe del duo elettropop britannico Simian Mobile Disco – tranquilli, anch’io non sapevo chi cazzo fossero – con un’intro che ricorda tantissimo quello di Echoes dei Pink Floyd, quello stesso effettino tipo sonar accompagnato da un tappeto lieve di sintetizzatore in delay, che sbiadisce in favore di una melodia cadenzata che sembra quasi suonata col salterio, un interludio mesmerizzante, recitato dal Papa con una calma quasi destabilizzante (quest’ultima frase va al pari con “L’occhio della madre! La carrozzella col bambino!” de Il Secondo Tragico Fantozzi, non me ne vogliate, sono un essere ampolloso e logorroico). Qui si percepisce che il pezzo scelto è recente rispetto agli altri, tutti appartenenti alla decade ottantiana, quel pop elettronico innocuo nato una decina di anni fa che è poi diventato la cloaca originatrice di quegli inverecondi obrobri che ascoltiamo alla radio adesso. Un pezzo alieno, etereo (a dire il vero, qui di cose veramente pesanti non se ne vedono, siamo ben lontani dai primi lavori belli doommosi1 dei Ghost), non ha ritornelli catchy, non ha nulla se non questa pacifica melodia principale, meravigliosamente posta a metà disco, per confonderci o per sopirci.

L’EP si conclude con Bible, brano volemosebbbène conclusione ideale ai prossimi concerti dei nostri predicatori, un rock da stadio squisitamente Anni Ottanta interrotto da un breve momento discorsivo fuori campo; paraculo quanto basta per tirare i fili di un lavoro breve, ma coeso, come una scatola di cioccolatini pop assortita nella salsa oscura, epica e immensamente svedese dei Ghost.

Sarà questo il preludio al (non) abbandono della terza incarnazione di Papa Emeritus? La bassista entrerà nella formazione ufficiale? Moriremo tutti per colpa del gender? Lo scopriremo nel 2017, visto che i nostri hanno promesso un album prima della fine del prossimo anno.

 1Non so scrivere aggettivi sensati.

Tracklist

  1. Square Hammer - 3'59"
  2. Nocturnal Me (Echo & the Bunnymen cover) - 5'13"
  3. I Believe (Simian Mobile Disco cover) - 4'06"
  4. Missionary Man (Eurythmics cover) - 3'42"
  5. Bible (Imperiet cover) - 6'34"
  • Valutazione: 8 / 10