The Hypothesis – Origin

The Hypothesis – Origin

Il disco

  • Etichetta:Inverse Records
  • Città:Kouvola (Finlandia)
  • Genere:Melodic Death Metal
  • Line Up:
    • Antti Seppälä (voce)
    • Juuso Turkki (chitarra, voce back, synth)
    • Asko Sartanen (chitarra)
    • Markku "Neissu" Ruuskanen (basso)
    • Waltteri Väyrynen (batteria)
The Hypothesis – Origin

Nati nel 2009, i finlandesi The Hypothesis si presentano con il loro primo debutto sulla lunga distanza solo nel 2016, dopo ben 7 anni di vita. Un periodo inusualmente lungo, anche se va detto che i nostri nel frattempo non erano certo rimasti con le mani in mano: un EP – rilasciato poco dopo la formazione – e tre singoli, l’ultimo dei quali registrato con Rolf Pilve degli Stratovarius (sì, avete letto bene!) dietro le pelli.

A questo aggiungete una buona esperienza live, con aperture per band quali Swallow the Sun e Scar Simmetry, e musicisti di assoluto livello: in poche parole, tutte le caratteristiche di una band ben avviata, che nel 2012 inizia a scrivere Origin, il primo LP. Poi lo stop: quattro anni di silenzio e di cambi radicali di lineup portano a far vedere la luce al disco solo quest’anno, per Inverse Records.

Nonostante il lungo periodo di semi-inattività, il disco mostra subito che i The Hypothesis fanno le cose per bene: qualche riserva sul logo (decisamente arretrato) la si può avanzare, ma a parte questo sia la produzione sia la realizzazione grafica di foto e video è assolutamente da promuovere.

Ma veniamo al track-by-track: l’opener “Shades to Escape” unisce ritmiche serrate, melodie accattivanti di tastiera, growl convincente e clean vocals dirette e di facile presa. In pratica un manifesto del metal moderno, nella sua accezione finnica (qualcuno ha detto Amorphis?). “Leak” continua a mostrare l’attitudine navigata del gruppo, dando più spazio a interessanti virtuosismi chitarristici.

Si arriva quindi al terzo pezzo, “End of Your Days”: a mio avviso uno dei più riusciti del disco, che conferma le ottime doti di screamer del cantante Antti Seppälä: pur variando poco il suo registro il vocalist mette in mostra una potenza e un senso del timing davvero notevole. Senza inserire parti vocali pulite, il ritornello suona davvero epico e rimane in testa al primo ascolto, mentre il resto della canzone miscela bene rari virtuosismi, tanta cattiveria chirurgica e frequenti valide soluzioni melodiche.

Nella successiva “Scarface” il ruolo degli strumenti ritorna predominante: a farla da padroni sono drumming spesso furioso e chitarre precise e pesanti, di frequente lanciate in soli o lead molto presenti. Con “Exit” torna a fare capolino la tastiera, assistendo la voce nei ritornelli con un interessante gioco di contrappunti.

Il sesto episodio del platter è “Atonement” (Citazione del famoso pezzo degli Opeth?), dove inizialmente trovano spazio tastiera e una gradevolissima voce clean, assolutamente coerente col tono del disco. Ben presto gli animi si scaldano e il nostro Antti torna alla potenza del growl: ancora una volta le chitarre riescono a combinare – in modo credibile – cattiveria e ritmiche serrate con fraseggi inaspettati e aperture melodiche assolutamente azzeccate.

“Eye for an Eye” si presenta invece come un pezzo decisamente spietato: un lungo break iniziale, poi l’assalto vocale sostenuto da drumming e chitarre sfrenati. Anche “Weak Story” si apre con un gradevole incastro di synth e chitarre, che richiamano un ritornello abbastanza convincente e quasi commerciale, nel mezzo di mid-tempo cadenzati e pesanti. Interessante e ben prodotto, nonostante non sia a mio giudizio uno dei pezzi di punta del disco.

Si chiude con “Second chance”, un pezzo strumentale che mette in mostra la vena creativa dei membri della band, molto convincente di suo ma che sicuramente avrebbe beneficiato delle vocals di Antti, che forse lo avrebbero trasformato in un potenziale singolo.

In definitiva, sicuramente un disco a cui dare più di una chance: per tutti i fan del metal moderno, delle produzioni pulite, delle chitarre cattive e chirurgiche ma allo stesso tempo melodiche e dello screaming alternato a clean vocals vagamente catchy.
Non un capolavoro di originalità, ma privo di sbavature e suonato alla grande: probabilmente se fosse uscito nel 2012 oggi staremmo parlando dei The Hypothesis come di una piccola ma affermata touring band internazionale.

Tracklist

  1. Shades to Escape - 4'20"
  2. Leak - 4'25"
  3. End of Your Days - 4'47"
  4. Scarface - 3'51"
  5. Exit - 3'34"
  6. Atonement - 3'28"
  7. Eye for an Eye - 4'46"
  8. Weak Story - 4'03"
  9. Second Chance - 4'43"
  • Valutazione: 7 / 10