Il disco
- Etichetta:Avantgarde Music
- Città:Womb of Viteliú (praticamente Abruzzo)
- Genere:Atmospheric Black Metal
- Line Up:
- Selvans Haruspex (tastiere, strumenti tradizionali, scream, voce)
- Sethlans Fulguriator: (chitarre, basso, voce)
Comprate delle cuffie buone, o anche meglio, delle casse belle potenti.
È la cosa principale che quest’album mi ha dato: una forte spinta a migliorare il mio equipaggiamento audio. Non fate il mio errore, questo non è quel tipo di album che si può apprezzare pienamente con delle cuffiette sul tram – tentare di approcciare un disco del genere attraverso il cellulare è quanto di più sbagliato si possa fare, e sono soddisfatto della mia scelta. Ho preferito ritardare leggermente la mia recensione e buttarmi su casse e cuffie buone piuttosto che darne una versione “da strada”, ed è stata la mossa giusta.
Il disco è poderoso: siamo di fronte a un black incredibilmente fiducioso in sé stesso, con svariate tracce sovraincise e forti influenze orchestrali e ambient – da qui la mia scelta di mettere qualità audio davanti a tutto. Le canzoni sono piene di sfumature, e ascoltarle con apparecchi di scarso livello (che è quello che fa il 90% della gente solitamente) non rende la complessità di arrangiamenti e intrecci di chitarre, oltre a rischiare di far confondere gli strumenti dentro al mix.
Aprendo con un’opener tra l’orchestrale, l’ambient e il black classico, il disco procede in maniera diretta e brutale con Versipellis, lungo brano con la chiara intenzione di spingere verso un assalto da scapocciata e doppia cassa a manetta. Il ritmo è rallentato dai possenti archi di O Clitumne!, e qui si comincia a notare la caratteristica principale: siamo di fronte a un album con canzoni parecchio più lunghe della media, tra gli 8 e i 17 minuti (opener/intro esclusa). Scegliete voi se prenderla come una critica – personalmente io preferisco canzoni più brevi e concise, ma non si può negare che i Selvans abbiano bisogno di parecchio spazio per esplorare pienamente le possibilità del loro suono.
È il prezzo da pagare quando si sceglie di seguire influenze atmosferiche, suppongo. L’album procede con uno stile che richiama vagamente i belgi Saille, buttando dentro parecchi strumenti (e finalmente ho trovato un gruppo metal italiano col mandolino). L’orchestralità si espande a manetta nella seconda metà di Hirpi Sorani; i Selvans non mollano mai, c’è una sicurezza impressionante dietro a questo lavoro. Man mano che il disco procede si sentono intermezzi sempre più eclettici, ma il focus resta sempre lo stesso: black, duro e pronto a colpire.
È difficile ascoltarlo senza rimanere colpiti dalla maturità compositiva e dalla decisione con cui la band segue il suo stile. Con questo non intendo dire che sia materiale estremamente innovativo e con idee mai sentite prima, anzi (ho un leggero senso di déjà vu per alcuni passaggi), ma il modo in cui il disco è arrangiato e strutturato mostra che i Selvans hanno alle spalle una grande esperienza nel loro genere. Normalmente tendo a giudicare con molta attenzione band che affermano fortemente di essere legate alla tradizione e alle leggende del territorio, perché devono essere in grado di mostrare che hanno le capacità per renderle musicalmente – è troppo facile usare questo trucco a fini di marketing, ma per fortuna molti sembrano capirlo, e i Selvans passano il test a pieni voti.
Che dire, decisamente raccomandato. Forse se non sopportate canzoni molto lunghe potreste pensarci due volte, e se non avete modo di sentirlo con una buona qualità audio la vostra esperienza sarà diversa. Personalmente, l’unica cosa su cui sono indeciso è se il mio giudizio positivo è basato su quanto mi piaccia o su quanto rispetti l’impegno e l’esperienza che è stata messa in questo lavoro. Ma se questo è il peggio che posso dire, beh, complimenti ai musicisti.
Tracklist
- Matavitatau - 3'04"
- Versipellis - 10'04"
- O Clitumne! - 8'42"
- Hirpi Sorani - 12'31"
- Scurtchìn - 10'13"
- N.A.F.H. - 17'03"
- Valutazione: 9 / 10