Vallorch – Until Our Tale is Told

Vallorch – Until Our Tale is Told

Il disco

  • Etichetta:Nementon Records
  • Città:Venezia
  • Genere:Folk Metal
  • Line Up:
    • Sara Tacchetto (Voce, Redpipe, Whistles)
    • Leonardo Dalla Via (Basso, Voce, Screams)
    • Marco Munari (Chitarra, Screams)
    • Mattia Buggin: (Chitarra)
    • Massimo Benetazzo (Batteria, Percussioni)
    • Martina Mezzalira (Violino)
    • Paolo Pesce: (Fisarmonica, Tastiere)
Vallorch – Until Our Tale is Told

Avete mai pensato a cosa resterà di voi, dopo la vostra morte? Sicuramente i Vallorch qualche domanda a riguardo devono essersela fatta, poiché è proprio questo il quesito su cui si sofferma l’Intro del loro secondo album: Until Our Tale Is Told. La nuova fatica discografica dei veneziani nasce infatti come un concept ispirato alle fasi della vita umana. Tuttavia, più che di concept album in senso tradizionale, sarebbe più corretto parlare di una varietà di brani e tematiche collegate da un unico filo conduttore. L’idea è sottile, e resta sullo sfondo… ma sempre e comunque presente.

Il pezzo d’apertura, Wathever may befall, è un breve monologo della durata di circa un minuto, sorretto da una base orchestrale che strizza l’occhio alle colonne sonore dell’epica cinematografica. Il risultato è un’apertura dall’effetto molto solenne, accentuato da una chiusura in cui gli strumenti svaniscono per lasciare spazio alla sola voce, le cui parole vengono rese ancora più fatali dall’effetto eco di un leggero delay. L’idea di aprire l’album con un simile espediente non può non ricordare i recitativi che la splendida voce del recentemente scomparso Cristopher Lee declamava per i signori dell’”Hollywood Metal” Rhapsody Of Fire. Inoltre, ad un secondo ascolto dell’album, è abbastanza evidente come Wathever may befall suggerisca ed introduca la sfumatura “epic” che caratterizza tutto Until Our Tale Is Told, e che lo differenzia in parte dal precedente Neverfade.

Ciò emerge in prima battuta dal titolo dell’album, che si rifa all’idea di racconto narrato per  richiamare le epiche gesta di eroi ora commemorati nella leggenda (e a cui i Vallorch già avevano attinto col loro primo EP, Stories Of North). Ma si ritrova anche nella scelta della band di dedicare l’album a tutti i guerrieri d’oggi, che si alzano ogni giorno per affrontare il mondo (e che potrebbe richiamare alla memoria dei più attenti una concezione espressa più volte dagli statunitensi Manowar, forse la band epic metal per eccellenza).

Musicalmente, questa nuova sfumatura stilistica si traduce in un ridimensionamento abbastanza evidente dell’elemento folk, in favore di un taglio più “epicheggiante”. Anzi, l’impressione generale è proprio che i Vallorch abbiano deciso di spostare in secondo piano la componente “folk”, per valorizzare in modo più significativo la propria natura di band metal. Via gli intermezzi ballabili di soli strumenti acustici e ridotti i ritmi di danza, largo a riff  metal che richiamano la migliore tradizione viking-metal nord-europea. In particolar modo, sembra abbastanza evidente che la band veneziana abbia trovato nei finlandesi Ensiferum un’importante fonte d’ispirazione per i propri riff. Ma sia chiaro: i brani di Until Our Tale Is Told sono quanto di più lontano vi possa essere dalla mera scopiazzatura stilistica, ed il tocco personale della band è sempre molto evidente. Ad esempio in Howling Hysteria un personalissimo tocco di colore è portato dall’abbondante uso di scale armoniche e dalla varietà ritmica dei vari riff che compongono il brano. O in Crystal Remembrance, il ritornello si conclude su di un giro di sola fisarmonica a cui si affiancano gli altri strumenti prima di rilanciassi in un altro serratissimo riff metal. Cambia in parte anche il ruolo delle voci: il particolare timbro vocale di Sara Tacchetto, ovattato ed etereo, crea un piacevole contrasto con la nuova “cattiveria musicale” dei Vallorch, mentre i growl di Marco Munari e Leonardo Dalla Via sembrano avervi trovato il proprio habitat naturale. Ciò è dovuto in parte anche ad un mixaggio che crea un’amalgama sonora in grado di posizionare tutti gli strumenti al proprio esatto posto, lasciando le voci sempre in evidenza (forse un po’ troppo in alcuni passaggi), ma senza per questo soffocare gli strumenti folk.

Ma il dato forse più interessante dell’album è l’attenzione prestata alla cultura e alle tradizioni cimbriche. Se infatti il mondo cimbro è da sempre presente nelle canzoni dei Vallorch, Until Our Tale Is Told è il primo lavoro discografico che vede la band cimentarsi nel canto di due testi scritti parzialmente in cimbrico. E se Slèrach è un brano ispirato dalla leggenda dell’Altar Khnotto, che merita d’essere ascoltato solo per il particolare assolo di chitarra, più fine è l’operazione che sta alla base di Ais Un Snea. Quest’ultimo brano è stato infatti liberamente ispirato da un’omonima danza tradizionale cimbrica, ed è probabilmente per questo motivo che risulta il brano più ballabile di tutto l’album. Khèeran Hòam, pezzo strumentale scritto da Paolo Pesce per ricordare e celebrare la gioia di un’infanzia vissuta tra le montagne, a stretto contatto con la bellezza della natura. Il brano, interamente suonato usanto solo strumenti acustici, rappresenta forse la parentesi più folk di tutto l’album (anche se il cinguettio degli uccellini in sottofondo, suona un po’ troppo digitale).

Una attenzione perticolare meritano infine le due ultime tracce dell’album. Dancing Leaf Overture si presenta come un pezzo di sola tastiera, in cui un pianoforte esegue dei piccoli fraseggi su accompagnamento d’archi. Il pezzo, della durata di circa un minuto, funge da Intro per il successivo Carnelian Masquerade. Quest’ultimo, con una durata di 9 minuti, è il brano più impegnativo dell’intera opera. Eppure il pezzo non annoia, e sembra piuttosto che il costante ritornare ed intrecciarsi delle sezioni che lo compongono contribuisca a dargli costantemente una nuova vita, e in questo gioco musicale le melodie folk si inseriscono subdolamente nella testa e nelle orecchie dello spettatore, restandovi anche dopo la fine del pezzo.

Until Our Tale Is Told sarà meno forse un album meno particolare del precedente Neverfade, ma sicuramente non annoia. Gioca reinterpretando tradizioni e linguaggi musicali già collaudati, ma mantenendo comunque in prima linea l’impronta dei Vallorch. Si tratta del prodotto di una band di musicisti che osano, inseguendo la strada della propria maturazione artistica nonostante la giovane età.

Tracklist

  1. Whatever May Befall - 1'04"
  2. Until Our Tale Is Told - 5'33"
  3. Unspoken Echoes - 5'37"
  4. Slèrach - 4'21"
  5. Howling Hysteria - 6'33"
  6. Khéeran Hòam (instrumental) - 2'15"
  7. Crystal Rememberance - 3'05"
  8. Tanzerloch (Of Love and Loss) - 6'11"
  9. Ais Un Snea - 3'29"
  10. Dancing Leaf Overture (instrumental) - 1'07"
  11. Carnelian Masquerade - 9'31"
  • Valutazione: 8 / 10