Se c’è un genere di cui si è scritto poco, questo è il folk-metal. Almeno in Italia non vi sono molte pubblicazioni sull’argomento, il che è un controsenso se pensiamo che si tratta di una delle scene metal più floride negli ultimi anni, anche in Italia. Tuttavia un’importante passo è l’uscita del volume Folk-Metal: dalle origini al Ragnarök, scritto da Fabrizio Giosuè. Fabrizio è stato responsabile della fanzine di Tamas’Zine, redattore di Shapelesszine e di Metalwave, responsabile della sezione folk di Metallized e attualmente gestisce un sito chiamato Mr. Folk, che per noi di ironfolks rappresenta la concorrenza. Ma siamo sportivi, e ve lo consigliamo comunque.
Dopo aver letto il libro ho intervistato l’autore per parlare del suo lavoro, e del folk in generale. Ecco quindi l’intervista con Fabrizio Giosuè
Prima domanda: come nasce l’idea di “Folk Metal: dalle origini al ragnarock”?
Avevo l’idea in testa da un po’ di tempo, ma non mi ero mai spinto oltre le “classiche” recensioni in ambito folk. Sono sempre stato appassionato di saggi musicali e biografie di gruppi, ma mancava qualcosa sul folk e sul viking metal, quindi ho pensato che potevo scrivere io qualcosa a riguardo. Molto semplicemente, una mattina mi sono svegliato e ho subito chiesto alla mia compagna: secondo te posso fare un libro sul folk metal? Mi sono sentito rispondere con “se Ozzy canta da 40 anni perché tu non puoi scrivere un libro?”. Un anno e mezzo più tardi il libro è uscito nelle librerie.
Ovviamente l’ottica con cui il libro è scritto è un’ottica giornalistica. Si parla sopratutto di dischi, e le band sono elencate distinte per nazionalità. Mi viene spontaneo chiedermi: qual’è, secondo il tuo parere, il paese più significativo per la propria scena folk metal?
Alla fine il disco è il prodotto che viene acquistato, e dal quale si “decide” spesso la validità o meno dei gruppi. Quindi ho deciso di dare particolare attenzione ai cd, in particolare ad alcuni “classici”, approfondendo le tematiche dei testi quando possibile. I capitoli sono divisi per area geografica per motivi di praticità e perché spesso, ma non sempre, le formazioni di una determinata zona hanno influenze musicali e letterarie/mitologiche simili. Sicuramente i paesi scandinavi sono i miei preferiti, in particolare le band che ripropongono l’antico folklore musicale e i testi sono presi da leggende e storie locali. Penso, però, che ogni scena abbia molto da dare, bisogna solo avere la volontà di ascoltare e non fermarsi alla superficie.
E sotto questo aspetto il tuo lavoro approfondisce… Ma come ci hai lavorato, esattamente?
Dal momento in cui ho deciso di scrivere il libro ho iniziato a raccogliere quanto più materiale possibile. Ho centinaia di riviste specializzate che vanno da metà anni ’90 in avanti e sicuramente ho preso spunto dai giornali per alcune mie teorie e ricostruzioni. Il resto l’hanno fatto la mia passione per la musica e l’esperienza maturata dal 1998, scrivendo recensioni metal con discreta continuità.
Il folk è sicuramente un genere che ha ottenuto una particolare fortuna negli ultimi anni. Questo discorso vale anche per l’Italia, di cui tu parli abbondantemente. Che ne pensi del futuro della scena italiana?
Come dici tu il folk è “esploso” negli ultimi tempi, Italia compresa. E’ interessante notare come dieci anni fa Ensiferum e Moonsorrow non fossero presi troppo seriamente dalle nostre riviste di settore, probabilmente a causa di spade e melodie “allegre”. Il futuro della scena italiana lo vedo simile a quello della scena mondiale, ovvero si arriverà a un punto di non ritorno e, come la storia del metal insegna, tornerà più underground e, spero, sincero. L’heavy metal è un universo ciclico, tutto gode di gloria e onori e poco dopo cade quasi nel dimenticatoio. Da questo la mia teoria nell’ultimo capitolo del libro: ci sarà il Ragnarok del folk e qualche altro sottogenere avrà palcoscenici e copertine importanti. Personalmente me lo auguro, perché ci sono troppe porcherie, troppi gruppetti che normalmente dovrebbero suonare in cantina e invece pubblicano dischi. non per cattiveria, figurati, ma perché non sono pronti. invece oggi praticamente tutti riescono in un modo o nell’altro a realizzare ep e full lenght. tutto è amplificato, dalle etichette soprattutto, che cercano di spennare i polli (gruppi che pagano e fan che comprano), giocando e approfittando dei sogni dei ragazzi. Hai mai ascoltato i demo degli otyg? ne parlavo proprio oggi con un amico esperto di folklore scandinavo…lì la musica è pura, non c’è marketing o produzioni finte, sono loro che suonano e cantanto quel che gli viene dal cuore. e non a caso hanno dovuto registrare ben 3 demo prima di trovare il contratto discografico. Non un caso, e si parla degli otyg di mr. Vintersorg.
Una curiosità prima di chiudere: se dovessi consigliare 3 CD a qualcuno che tenta i primi approcci col folk metal?
Sicuramente il debutto degli Otyg, uno tra Nattfodd dei Finntroll e Irrational Anthems degli Skyclad a seconda dei gusti più o meno estremi e Il Confine dei Folkstone perché capire e apprezzare dei bei testi fa sempre bene! Come 3 CD più rappresentativi direi Älvefärd degli Otyg, Nattfödd dei Finntroll e Arntor dei Windir.
Chiudiamo con un saluto ai lettori di Ironfolks?
Prima di tutto grazie a te Andrea per questa intervista, è stato un vero piacere! Un caro saluto ai lettori di Ironfolks, spero che il libro sia di vostro gradimento, nelle sue pagine c’è tutto il mio amore per questo genere! Folk on!