A pochi giorni dall’uscita di The Holographic Principle (recensito dalla sottoscritta), abbiamo intervistato il carismatico chitarrista degli Epica Mark Jansen, per saperne di più sul nuovo album e sui progetti futuri.
Bene Mark, cominciamo! Nel 2014 esce The Quantum Enigma. Un anno dopo avevate già pronti venticinque nuovi brani per il nuovo album. Parliamo un po’ di questa esplosione creativa che ha portato a The Holographic Principle. Quando è iniziato esattamente il processo creativo per THP? Anche perché il tour promozionale di The Qauntum Enigma è stato piuttosto intenso, ma poco dopo voi eravate già pronti per il nuovo album.
Vero, abbiamo passato un periodo molto intenso e abbiamo lavorato duramente. Ma devo dire che noi abbiamo il lusso di avere cinque autori per i nostri brani al momento, quindi abbiamo un sacco di ispirazione e di materiale da cui attingere. Questo ci ha permesso di scrivere i brani per l’album in un ridotto lasso di tempo.
Avevate già del materiale non utilizzato in The Quantum Enigma?
Solo Death Squad proviene dall’album precedente. In quell’album non ci dava ancora una buona vibrazione. Ne ho riscritto alcune parti, l’ho presentata alla band e abbiamo concordato che a quel punto aveva un suo senso. Alle volte alcuni brani hanno bisogno di crescere e di subire alcune modifiche, e poi all’improvviso sono pronti. E la stessa cosa è accaduta per il brano The Holographic Principle. I primi quattro minuti erano per The Quantum Enigma; era un canzone completamente differente, ma non funzionava ancora, quindi l’ho riscritta e cambiata completamente, ed è diventata The Holographic Principle. Ma tutte le altre canzoni sono state scritte dal nulla.
Possiamo dire che The Holographic Principle avesse comunque un leader creativo che guidasse gli altri?
Non c’è davvero stata una persona che guidasse il processo. Solo il nostro produttore magari, se proprio devo scegliere qualcuno che ha tenuto d’occhio tutti, è andato da ognuno di noi per vedere come procedesse la scrittura, aggiungendo qualche idea qua e là. È stato quello che, oltre ai sette membri della band, ha contribuito dandoci anche l’energia per tirare fuori il meglio di noi.
Interessante. E come mai avete scelto questo titolo?
Il titolo è una teoria nella fisica quantistica riguardo l’universo e quello che ci circonda, il quale potrebbe essere un’illusione, un ologramma. Questa teoria mi ha affascinato molto, perché nella mia vita sono sempre stato molto interessato da queste domande. E, grazie a queste teorie, molte cose che prima non avevano senso per me hanno iniziato ad aver senso. Questa teoria ci dà un sacco di possibilità di esprimere i nostri pensieri sull’universo e dà senso a molti di essi.
A proposito di questi pensieri, ti piacerebbe parlarci dell’album, e più nello specifico, del significato dei brani e dirci quale è il tuo preferito?
Non posso davvero parlare di un brano preferito perché l’album per me è composto da tutti i brani, però ovviamente ci sono brani che suoni con più piacere di altri. Ad esempio, amo davvero suonare Universal Death Squad, Divide and Conquer e Ascension. Questi sono i brani che preferisco sul palco, ma amo ascoltare tutto l’album, perché per me è una cosa unica. È come un puzzle e sono davvero orgoglioso di tutte le canzoni insieme.
E cosa puoi dirci a proposito del significato dei brani? Quali sono i temi principali?
Come ho detto molti brani vertono sulla teoria del principio olografico. Non è solo il titolo dell’album, ma il tema principale di tutti i brani. Molte canzoni sono direttamente collegate a questo tema. Ad esempio, se vedi il film Matrix, ti rendi conto di cosa parli l’album. Matrix è l’esempio perfetto del principio olografico, del fatto che viviamo in un mondo di illusioni e di realtà fittizia. Io credo che questo argomento si svilupperà anche in futuro a causa della realtà virtuale in cui stiamo già vivendo. Prima o poi saremo in grado di scappare dalla nostra realtà e vivere nella realtà virtuale che sarà reale quanto questa, ed allora realizzeremo che stiamo già vivendo in una realtà virtuale. È un argomento molto interessante, ecco perché abbiamo scritto tanti brani a riguardo; ma ci sono anche alcuni brani come Divide and Conquer che parlano dei conflitti che dividono le persone al giorno d’oggi e permettono ad alcuni Paesi di essere conquistati. C’è anche una leggera inclinazione politica in una delle canzoni, ma la maggior parte sono collegate alla teoria del principio olografico.
Ok, adesso andiamo più a fondo nella scelta stilistica dei brani. In questo album è possibile osservare alcune scelte come l’uso di un’orchestra durante la registrazione, insieme ad un uso massiccio dei cori. Perché avete fatto questa scelta?
Avevamo registrato una buona parte dei cori durante The Quantum Enigma, ma questa è la prima volta che registriamo un’intera orchestra in studio. L’abbiamo fatto per il live di Retrospect, ma mai per un album in studio. L’abbiamo fatto per avere la possibilità di far suonare i nostri brani al meglio. Quando hai degli strumenti veri suonati da persone vere è sempre un level up, perché non renderai mai una campionatura buona quanto il suono reale. È un sacco di lavoro e tempo extra, oltre ad una spesa maggiore, ma una volta che hai il risultato finale e lo compari alle demo con i suoni campionati puoi davvero sentire la differenza.
Dove collocheresti questo album nella tua classifica personale degli album degli Epica?
Non parlerò di una classifica. Perché quando componi un album devi sempre sentire che stai facendo del tuo meglio. Con ogni album che abbiamo prodotto abbiamo fatto il meglio che potessimo al momento. Per questo sono orgoglioso di ogni album e al momento non posso dire a quale posto metterei cosa perché ora sono troppo attaccato a questi album e troppo fiero di loro. Il tempo dirà quanto forti questi album siano. Non voglio cadere nella stessa trappola di quelli che dicono: “Questo è il migliore album che abbiamo mai creato”. Non c’era niente altro che potessimo fare per renderlo meglio di così; adesso sta ai fan decidere se amano l’album o no.
Dopo tutti questi anni come si sente Mark nello specifico riguardo a quest’ultimo grande sforzo? A che punto pensi di essere come artista e come membro di questa band?
Beh, se guardi indietro dopo qualche anno riesci a capire dove sei nella tua carriera. Ma al momento sono talmente tanto ‘nel momento’, che non ho alcuna idea di dove io sia nella mia carriera e di quanto gli Epica possano ancora crescere. La cosa divertente è che qualche anno fa le persone dicevano già che noi fossimo arrivati al massimo delle nostre capacità, e in qualche anno siamo cresciuti talmente tanto che le persone continuavano a dire:” Adesso avete raggiunto il massimo”, ma ogni volta abbiamo provato loro che si stavano sbagliando. Non voglio dire che continueremo a crescere così tanto e che diventeremo grandi quanto i Metallica, ma possiamo sicuramente fare molti passi avanti e spero che continueremo a fare cose come queste, grazie anche a quanto siamo uniti da quattordici anni, un periodo piuttosto lungo per una band. Quindi credo possiamo già essere molto fieri di questo, e spero che la nostra carriera si estenda ancora per molti anni.
Ho una piccola domanda riguardo allo stile che Simone Simons ha scelto per interpretare questo album. Come molti mi sono accorta che in The Holographic Principle, Simone ha abbandonato lo stile lirico per dedicarsi a sonorità più pop/rock. È un cambiamento che è stato deciso o è semplicemente accaduto?
Beh, quando scrivi dei brani e poi scrivi le parti vocali che combacino con le parti strumentali ti accorgi che la musica di quest’album sta molto meglio con lo stile che Simone ha scelto di utilizzare e credo che sia la combinazione con la musica che è cambiata l’abbia portata a questo cambiamento. Siamo sempre egli Epica, che cercano di tirare fuori il meglio dalla loro musica.
Ma credi che questo cambio di stile renda i brani un po’ meno “dark”?
No, non credo proprio che siano meno dark. Molte persone dicono che questo album ha i suoni più dark di tutta la carriera degli Epica, quindi credo che sia più una sensazione personale di alcuni fan. Per me questa voce non è necessariamente meno dark, se comparata al passato.
Adesso ho una domanda da parte dei fans italiani. Progettate di venire in Italia presto?
Si, aspetto con impazienza di vedere gli show che verranno fuori all’Epic Metal Fest. Appena sarò con la testa fuori da questo contesto mi occuperò del tour americano ed europeo e specialmente quello italiano. E non lo dico perché effettivamente vivo in Italia. Non vedo l’ora di suonare a Milano e spero che molte persone si presentino per mostrare anche agli altri quanto il pubblico italiano sia caloroso e cosa un concerto metal rappresenti davvero per i fans italiani.
Bene, ora come mia consuetudine personale, ti lascio la possibilità di lasciare un messaggio ai lettori di IronFolks, o di parlare di qualcosa che vorresti dire e che non è stata inclusa nelle mie domande.
Beh, non ho moltissimo da dire a parte qualcosina. Vorrei solo menzionare l’artwork di Stefan Heilemann che ha creato la copertina dell’album. Sono veramente felice riguardo al suo lavoro che mi ha davvero conquistato e mi ha reso estremamente felice. Sarebbe davvero bello avere la copertina del prossimo album ad un livello cosí alto come questo.