Rise of Tyrants: the brutal truth

Rise of Tyrants: the brutal truth

(ovvero: “iniziate a prendere in considerazione che forse la vostra band pornogrind non vi può garantire il più sereno dei futuri”)

IronFolks ha contattato Riccardo Arrigoni, bassista e portavoce in questa sede dei Rise of Tyrants, che in meno di una settimana calcheranno lo stesso palco di At The Gates, Anthrax ed Enslaved al FoschFest 2016 a Bagnatica (BG). La formazione orobica si è distinta per un death melodico, ma piuttosto aggressivo (per farvi un’idea ascoltatevi Trauma, l’esordio del 2014), affrancato dal Gothenburg sound quanto basta per dar loro un occhio di riguardo e aspettarsi un secondo lavoro coi controcazzi, a distanza di cinque anni dalla fondazione.

Come anticipato nel titolo, questa è un’intervista onesta. Domande molto semplici, risposte estremamente dirette; quello che avreste voluto sapere e avreste in buona parte dovuto sapere prima di pensare che metter su una band fosse bellissimo.

Qual è la vostra interpretazione di death groove metal?

Quando siamo nati l’idea era quella di fondere il groove di band come i Pantera con il death metal di stampo svedese, quindi “death groove” ci sembrava una definizione che avesse senso per inquadrarci.
Se leggi “death groove” ti aspetti dei pezzi veloci e violenti che lasciano però spazio a momenti più incentrati sul ritmo e su tempi medi: questo è ciò che si trovava nel nostro primo lavoro.
A oggi, benché l’attitudine sia la stessa, la nostra musica varca confini molto più ampi.
Credo quindi che con l’uscita del disco nuovo non avrà molto più senso definirsi “death groove”.
Penso opteremo per un più generico quanto funzionale “metal estremo” o aspetteremo che sia qualcun altro a definirci.

Quanto vi rode che cercando su Google fra i primi risultati viene fuori un giochino di merda per dispositivi Apple?

Relativamente poco. C’è ancora qualcuno che cerca le band su Google? (chi vi scrive, ndr)
Comunque il trucco è cercare “Rise of Tyrants death metal”. So che chiediamo uno sforzo ai nostri fans ma credo che ce la possano fare!

Cos’avete imparato dall’esperienza con Alex Azzali (dietro ai lavori di Imago Mortis, Furor Gallico, Mortuary Drape, Mechanical God Creation)?

In generale è stata un esperienza costruttiva per tutti. Ognuno di noi è uscito dallo studio sapendo di essere diventato un musicista migliore.
Per me lavorare con Alex è stato fondamentale per la mia crescita professionale.
Quando abbiamo registrato Trauma io stavo frequentando il corso di fonico alla Scuola di Cinema di Milano e, parcheggiarmi quelle due settimane in studio da lui mi ha permesso di imparare davvero molto sulla produzione musicale.
Il prossimo disco dei Rise of Tyrants verrà prodotto da me e il fatto che mi senta totalmente sicuro e a mio agio nel farlo, è dovuto anche ai diversi trucchi del mestiere che ho potuto rubare ad Alex.

Ci sono novità in casa Rise of Tyrants. Potete darci qualche anticipo sul materiale nuovo? Cos’ha cambiato l’ingresso di Davide Cantamessa alla voce?

Le novità in casa Rise of Tyrants son tante musicalmente parlando.
La premessa è che alcuni brani di Trauma sono stati scritti nel 2011 e in questi 5 anni non ci siamo affatto seduti, anzi, abbiamo lavorato molto e la crescita è stata notevole.
Virgilio sta intraprendendo la carriera di batterista professionista e le sue 8 ore giornaliere sopra alle pelli si fanno sentire, io sono passato dall’essere un bassista alla prima esperienza in studio a produrre i dischi per mestiere, Paolo ha affinato il tocco e il songwriting e poi c’è stato l’ingresso di Davide.
Son cambiate anche le dinamiche all’interno della band, si sono rafforzati i rapporti tra di noi, abbiamo capito in cosa siamo bravi e in cosa no, abbiamo capito che ciò che facciamo dobbiamo farlo per soddisfare noi stessi e dobbiamo essere liberi di far ciò che vogliamo come e quando vogliamo.
I brani nuovi sono certamente più folli e interessanti: nel disco in uscita si troveranno riferimenti a una quantità enorme di generi molto diversi tra loro.
Nonostante questo, cerchiamo di mantenere dei pezzi strutturati e non troppo schizofrenici: tali da poter soddisfare sia l’orecchio del musicista avvezzo a cose più particolari sia quello dell’ascoltatore occasionale.
Per quanto riguarda l’aspetto “cattiveria” siamo sicuramente più estremi.

Davide è stato fondamentale nella nostra evoluzione: è un cantante estremamente versatile, completamente a suo agio con generi diversi e questa cosa non ha fatto altro che stimolare la nostra creatività.
La voce sarà uno strumento molto importante e spesso protagonista nel disco nuovo.

La direzione del metal mainstream di questi anni ha influenzato la vostra produzione?

No e non vedo perché dovrebbe.
Suoniamo per necessità personale, non abbiamo “clienti” da dover soddisfare, possiamo essere liberi di esprimerci senza curarci troppo di ciò che penserà la gente.

Avete in mente di autoprodurre il disco in uscita. Quali sono le ragioni principali di questa decisione e quali accorgimenti suggerite a chi vuole intraprendere la stessa strada?

So che sto per rovinare i sogni di qualcuno ma la verità è che i dischi non si vendono e le etichette non guadagnano molto con i dischi delle band, o quantomeno non con i dischi delle band death metal di Bergamo.
Ciò fa sì che le spese siano a carico della band e dal momento che produci e distribuisci oggetti destinati a prendere polvere sugli scaffali stai letteralmente buttando via dei soldi.
Se il tuo amico ti dice che la sua etichetta copre tutte le spese e non vuole niente da loro ti sta semplicemente mentendo.
Stessa cosa per quanto riguarda l’ufficio stampa: una band come noi nell’anno in cui esce il disco può far uscire nella migliore delle ipotesi una decina di notizie.
Il teaser, l’anteprima del disco, il disco, il videoclip, il tour, la partecipazione al festival e poi?
C’è davvero bisogno di pagare una persona per gestire una quantità di notizie così ridicola?
Noi abbiamo capito che ciò che ci piace fare è andare in giro, suonare, fare esperienze e stare insieme: insomma andare in tour.
Costano gli aerei, costano i furgoni e la benzina: non ha nessunissimo senso esaurire il budget per qualcosa che alla fine è solo di facciata, per poi precludersi la possibilità di andare in giro per il mondo.
L’equazione è semplice: meno soldi spendiamo per fare uscire il disco più possiamo andare in giro.
Non è detto che questo disco sarà al 100% autoprodotto, stiamo adocchiando già delle net label o comunque delle etichette piccole che potrebbero esserci utili, in ogni caso spenderemo poco o niente.

Non siamo così navigati da poterci permettere di elargire consigli: l’unica cosa che posso dire a chi fa questa musica è che prima capisce che il traguardo è vivere felicemente ciò che si sta facendo prima raggiunge la pace dei sensi.
Siamo la nicchia nella nicchia: non facciamo i soldi, non diventiamo famosi, il mondo non muore dalla voglia di sentirci, ciò che facciamo lo facciamo per noi e basta.
Ponetevi degli obbiettivi e raggiungeteli ma se volete fare della musica un mestiere iniziate a prendere in considerazione che forse la vostra band pornogrind non vi può garantire il più sereno dei futuri.
Questa musica può essere molto frustrante: dai 100 per ottenere 10, a volte 5, accettatelo, vivete bene, state attenti alle fregature e andate in giro a divertirvi.

Esistono dei lidi musicali verso i quali siete sicuri di non inoltrarvi?

Ultimamente pare che prima di metterti in viaggio tu debba assicurarti di riuscire a tornare a casa.
A parte posti evidentemente pericolosi non ci poniamo limiti di questo tipo.

Siete stati penalizzati nel vostro tour balcanico, per via del grande incendio avvenuto l’anno scorso a Bucarest. Avete notato una differenza nel feedback del pubblico, rispetto all’Italia?

Assolutamente sì.
So che quello del “all’estero è diverso” sembra tanto un luogo comune ma è effettivamente così.
Il pubblico è sicuramente più caldo, dimostra una voglia maggiore di divertirsi e far casino, non teme di venire sotto al palco, segue tutto il concerto e si muove anche se non ti conosce.
Magari è la nostra musica ad essere meno incline ai gusti del metallaro italiano, non lo so, comunque tranne qualche raro caso ci da più soddisfazione suonare fuori casa.

Quali errori avete imparato ad evitare e dove vedete di essere cresciuti – esclusa l’evoluzione strettamente di “genere” della vostra musica?

L’errore più grosso è stato forse quello di vedere le band, le etichette e tutto ciò che ruota in questo mondo come una grande famiglia dove tutti sono amici e tutti si muovo insieme per un bene comune.
Niente di più sbagliato.
A Bergamo, se la tua band vale poco, la gente ti fa i complimenti e poi si piglia gioco di te quando te ne vai; se invece per qualche ragione esci dalla massa, provano a vedere se possono usarti e se non possono, semplicemente ti buttano via perché dai fastidio.
Chi lavora nel settore può aver perso la passione anni fa e può continuare solo per (citando una giustificazione a una fregatura ai danni dei Rise of Tyrants) “pagare l’affitto”.
Oggi siamo un po’ come quando esci dalla tua prima storia d’amore: molto amareggiati ma sicuramente più saggi e più capaci di vivere.

Qual è la critica più frequente che vi fanno (musicalmente)?

Mi rifaccio alla risposta di prima e purtroppo alle mie orecchie critiche non ne sono mai arrivate.
Penso che se volessimo sapere cosa non piace alla gente dei Rise of Tyrants dovremmo ingaggiare un infiltrato.

Ogni artista ha un sogno. Quale potrebbe essere il traguardo più ambito per i Rise?

Credo che i Rise of Tyrants esistano per la necessità di ognuno di noi di stare insieme ed esprimersi musicalmente; quindi in qualche modo ci realizziamo nello stesso momento in cui esistiamo.
Non puntiamo a fare della nostra musica un lavoro quindi credo che un traguardo (neanche troppo lontano) sia quello di arrivare a una situazione per cui riusciamo a fare un paio di tour all’anno e venir chiamati in qualche festival grosso.
Crediamo davvero tanto nel prossimo disco, ci piacerebbe che se ne parlasse molto.

Consigliateci una band underground Italiana.

Posso consigliartene due? Methedras e Maze of Sothoth.

Li vedrete il 22 luglio al FoschFest di Bagnatica (BG) e ne sentirete parlare per il prossimo disco. Per inviare teste di cavallo, animali morti e altre cose pucciose, i loro contatti sono questi:

http://www.riseoftyrants.net/

https://www.facebook.com/riseoftyrantsdeathmetal/?fref=ts

Per quanto riguarda i dischi e il merchandise:

https://riseoftyrants.bandcamp.com/

http://www.riseoftyrants.net/index.php?s=merch#m