Lo ammetto: ho un debole per questa band industrial Russo-Svedese, col nome che a noi italiani ricorda un liquore all’uovo ma che in russo significa “Fabbrica”. Originali quanto basta per non cadere nei soliti stereotipi, ma ben radicati nel solco dell’industrial metal più classico, li avevo quasi dati per spacciati dopo i tanti anni passati dai loro ultimi lavori. E invece hanno scelto questo sfortunato 2020 per uscire dal letargo con un nuovo EP: Epok Vol. 1.
Non potevo perdermi l’occasione di fare due chiacchiere con Peter Mårtens e Tomas Sannestedt.
Bentornati, è passato molto tempo dall’EP TSAR del 2014… cos’è successo nel frattempo?
È vero, è passato diverso tempo dalla release di TSAR. Ci sono differenti ragioni per le quali siamo rimasti silenziosi per tutto questo tempo, delle quali la più importante sono i personaggi principali del video di March.
Sei anni sono tanti sia per coloro che stavano aspettando, sia per noi stessi. Ma Epok Vol.1 è qui e le nostre ambizioni e lo stato d’animo sono quelli di non far passare altri sei anni per la prossima release.
Epok Vol. 1 non si discosta troppo dal vostro sound industrial abituale, arricchito da una sorta di “atmosfera sovietica”, ma sembra seguirlo in due modi diversi: alcuni pezzi sono più melodici dei lavori passati e Konstantin usa una voce più bassa e pulita (March, Baikonur), mentre altri (per esempio Taiga) ricordano più i lavori passati come Father of All the Orphans. È una coincidenza o sono stati composti in tempi diversi?
Tutte le nuove canzoni sono state scritte assieme, durante una fase in cui ci siamo focalizzati sul creare nuovo materiale per una nuova release; in Epok Vol. 1 non ci sono pezzi presi da sessioni precedenti o lasciati indietro in altre occasioni.
Le differenze di interpretazione di Konstantin riguardano soltanto ciò che meglio si adatta alla canzone stessa, la sensazione che vuole trasmettere attraverso la voce.
L’atmosfera russa è qualcosa che ci portiamo dietro in modo naturale, dato che parte degli Zavod sono russi. Il nome stesso della band è preso dalla città natale di Konstantin: Petrozavodsk. Ha sempre funzionato molto bene nella nostra musica ed è persino un qualcosa che aggiungiamo inconsciamente.
I testi di March e Baikonur sono in russo: Perché questa scelta? Pensate di riproporla in futuro?
Fin dagli inizi degli Zavod sentivamo che alcune canzoni erano nate per essere cantate in russo. Prendi per esempio Da ili Njet: è stata la seconda canzone che abbiamo mai scritto e abbiamo capito fin dall’inizio che avremmo aggiunto un po’ di magia se avessimo scritto il testo in parte in inglese e in parte in russo.
Così come Konstantin modifica il canto tra canzoni diverse, trova anche che alcune canzoni debbano essere cantate in russo. È sempre stato così negli Zavod, e naturalmente continueremo a farlo: è tutta una questione di quale feeling ci dà la canzone.
Dato che Epok è un “Volume 1”, state progettando un secondo LP dopo Industrial City del 2012 o dobbiamo aspettarci un nuovo EP “Epok Vol. 2”?
Diciamo così, abbiamo altre canzoni già scritte durante la stessa fase di quelle contenute in Epok Vol. 1.
Comunque, abbiamo voluto rilasciare queste cinque canzoni insieme per prime dato che condividono un filo e una timeline. Ma dato che per questo abbiamo accantonato le altre, non ci sembrava corretto chiamare questo EP solamente “Epok”, da qui il “Vol. 1”.
Nel video di March e negli audio ufficiali del vostro canale YouTube compare un vinile di Epok Vol. 1 che gira in un vecchio giradischi: possiamo aspettarci una release fisica?
A riguardo non abbiamo ancora deciso nulla, ma non escludiamo la possibilità nel futuro prossimo. Se ci sarà abbastanza domanda per una release fisica, le cose potrebbero svilupparsi a breve.
Questo è un annus horribilis per tutti, ma in particolare per gli artisti e il prossimo anno non promette bene. Come pensate che questa situazione influenzerà le vostre scelte future a proposito di live e promozione e l’underground in generale? Le cose cambieranno per sempre o i club live si riprenderanno nei prossimi anni?
Gli Zavod sono sempre stati una band underground, ambiente nel quale ci siamo evoluti e ci siamo sempre trovati bene. Non abbiamo mai ricevuto niente gratis e non ci siamo mai aspettati nulla senza sacrifici. Quel che ci manca è stare di fronte ai nostri fans e speriamo che, col loro supporto, si possa ottenere presto l’opportunità giusta per dimostrare al mondo cosa possiamo portare in un concerto.
Lasciatemelo dire: Tornare come se nulla fosse dopo anni di silenzio, scusandosi dell’assenza ma lasciando le motivazioni più importanti tra le righe, è tipico della riservatezza e dell’orgoglio che ci si aspettano da chi viene da città che si chiamano Västerås o Petrozavodsk. L’importante è affrontare i cambiamenti e le difficoltà con la giusta filosofia, mettendo da parte cose meno importanti nei momenti difficili ma senza mai spegnere la fiamma anche quando sembrerebbe la cosa giusta da fare. Si dedicano a essa le energie e i pensieri che servono a mantenerla viva, attendendo il momento giusto per ravvivarla: un momento che non deve essere la valutazione della congiuntura socio economica più favorevole, ma un impulso profondo e personale. Solo così si può tornare, certo cambiati, ma carichi come prima e con lo stesso fuoco di allora; così nella musica si riversa la vita e viceversa.
Sono certo che per gli Zavod il futuro prometta bene, perché sono stati bravi a mantenere viva la fiamma e ora hanno riacceso il fuoco come se nulla fosse. Questo si impara, nelle fredde fabbriche del nord del mondo.