Landscape of Zeroes – Opus Zero, 1000 Compasses

Landscape of Zeroes – Opus Zero, 1000 Compasses

Il disco

  • Etichetta:Autoprodotto
  • Città:Milano
  • Genere:Progressive Metal
  • Line Up:
    • Samuele Boni (Chitarra Elettrica, Chitarra Classica, Voce)
    • Valentino Boni (Basso Elettrico, Basso Fretless)
    • Alessandro Nardin (Pianoforte, Tastiere, Synth, Cori)
    • Emanuele Cossu (Batteria, Percussioni)
Landscape of Zeroes – Opus Zero, 1000 Compasses

Coppia di lavori brevi per questo appuntamento con le vostre recensioni underground; andiamo a occuparci dei Landscape of Zeroes, gruppo prog metal di quel di Milano che porta alla nostra attenzione la demo Opus 0 e il singolo 1000 Compasses, seguito dal lato B Snow Motion.

Mi trovo un po’ in difficoltà a parlare di prog metal vero e proprio in questo caso. Non per il solito motivo della gente che si definisce prog quando in realtà fa power metal con l’occasionale tempo dispari, ma per l’opposto: questi ragazzi prendono tantissimo dal prog classico anni ’70, mentre il metal viene relegato in secondo piano, avendo un ruolo fondamentale solo nei rari passaggi più spinti.

Questa è chiaramente gente che ha studiato. Consigliare il gruppo a qualcuno è possibile solo se questo qualcuno ha un apprezzamento per lunghi passaggi rilassati, inserti jazz e fusion, e diversi assoli di piano. C’è una forte prevalenza per lo strumentale, con la voce (sia pulita che non, spesso effettata) relegata spesso in secondo piano se non completamente assente. Il lavoro canoro è appena decente, ma stride parecchio con il resto della capacità tecnica mostrata da ogni singolo membro, in grado di affrontare stili e tempi diversi con estrema scioltezza, ma senza mai andare a esplorare le possibilità più estreme di questi accostamenti.

L’impressione costante è che i Landscape sperimentino accostando generi molto diversi tra loro, ma senza mai approfondirli. Più ascolto questo debutto, più mi rendo conto di come questa sia insieme la forza e la debolezza del gruppo: l’intenzione di sperimentare è enorme, ma c’è quasi una certa timidezza nell’accumunarli insieme; c’è la capacità di passare da metal a jazz a metal a jazz nel giro di una manciata di secondi (The Oval Portrait), ma mai di toccare metal estremo o jazz estremo – è come se si cercasse di unire una certa idea generica dei due generi, avendone chiaramente una grande comprensione, ma senza provare a proporre qualcosa che possa reggersi sulle sue gambe in un altro contesto. Una volta separati singolarmente i vari stili, voglio dire, sarebbero in grado di dire qualcosa di nuovo nel loro genere? Probabilmente no.

Ma dovrebbero? È questo il punto. A volte l’accostamento appare un po’ poco spinto, come ho detto, altre volte il centro è colpito in pieno, e l’idea è più che sufficiente a spingere i generi a combattere uno contro l’altro. Climax decide di spingersi decisamente a fondo tra prog classico, post rock-shoegaze, power a chitarre armonizzate e influenze black solo nei primi due minuti, staccando nettamente le varie sezioni: è una mazzata sui denti – in senso buono, eh – che fa davvero ben sperare per l’eventuale evoluzione futura.

Insomma, a conclusione del discorso, siamo davanti a un’enorme quantità di talento e competenza tecnica che fatica ancora a trovare la sua strada. Un disco difficile da proporre a qualcuno, come tutti i dischi prog, e leggermente limitato, ma che con un pizzico di spinta e coraggio in più potrebbe creare qualcosa di possente. A volte dire “che cacchio, mischiamo tutto e chissenefrega della consistenza stilistica” non è necessariamente un male. Consigliati entrambi per l’unicità (Climax va ascoltata almeno una volta, anche solo per poter dire agli amici di aver sentito un gruppo jazz-black), ma se non siete già fan del prog forse è meglio attendere qualcosa con le idee un po’ più chiare.

Tracklist

  1. (Opus Zero) The Oval Portrait
  2. (Opus Zero) Climax
  3. (Opus Zero) Landscape of Zeroes
  4. (1000 Compasses) 1000 Compasses
  5. (1000 Compasses) Snow Motion
  • Valutazione: 7 / 10