I tardi ’80 sono stati l’anno del riscatto per la Pontiac Firebird di terza generazione: partita male nel 1982 come un’auto massacrata da leggi anti inquinamento e crisi petrolifere, con prestazioni talmente scarse da renderla buona per i fighi del college o poco più, dal 1987 ricevette finalmente un motore degno delle sue doti aerodinamiche e telaistiche.
A questo punto, però, occorre un doveroso passo indietro: la Firebird nacque nel 1967 come una Muscle Car dura e pura, e Trans Am è stato il nome commerciale delle vetture top di gamma fin dal lontano ’69.
I tempi gloriosi delle Muscle Car, però, finirono nel ’75 giustiziati da regolamenti EPA, CAFE ed embarghi di benzina. Nel 1981 la Trans Am era già da un pezzo l’ombra di se stessa quando giunse la terza generazione di Firebird a darle il colpo di grazia proponendo, come modello di punta, un 305ci da appena 165 cavalli. La situazione non accennò a migliorare negli anni seguenti e i primi scossoni dal torpore si ebbero, appunto, verso la fine del decennio.
Dati i cambiamenti estetici minimali rispetto agli anni precedenti, parlare della Trans Am dell’87-90 significa parlare soprattutto del suo motore: già montato su Corvette e Camaro, produzione General Motors, il V8 Smallblock 350ci (5,7 litri) a iniezione elettronica Bosch-Rochester trovò casa anche sotto il grosso cofano della Firebird, rendendo le versioni Formula, Trans Am e Trans Am GTA finalmente capaci di sfruttare l’ottima aerodinamica per ottenere prestazioni rispettabili. Nel 1988, con questo motore da 225 cavalli netti (15 in più dall’anno precedente) e un cx di 0,309 già dal primo anno di produzione, record dell’epoca, la Firebird passava da 0 a 100 Km/h in poco più di 7 secondi e raggiungeva 240Km/h di velocità massima.
Il design basso e sportivo, il frontale monolitico da Can Am, gli spoiler e le minigonne introdotte col restyling del 1985 finalmente trovarono supporto nei numeri. Le cose andarono anche meglio negli anni successivi, quando gli avanzamenti tecnologici degli anni ’90 e il superamento delle crisi petrolifere permisero di “vincere” le leggi EPA. Ma questa è un’altra storia.
Dalla fine degli ’80 la Firebird cominciò a svestire gli scomodi panni dell’auto per ragazzi alla moda (che tutto sommato potevano ancora accontentarsi del V6 da 135 cavalli del modello base) tramutandosi, grazie alla nuova Trans Am, in una sportiva capace di dare un senso alla storica fenice che campeggiava sul cofano dal lontano 1973 e che, fino a pochi anni prima, più che volare con ali di fuoco becchettava modesta sulla strada.
La guidiamo con...
Dopo anni, su una Firebird si schiaccia l’acceleratore e succede quel che ci si aspetta.
La Trans Am del 1988 taglia il vento come e meglio delle precedenti, ma finalmente può farlo con un motore degno del nome che porta. Si respira aria di rinascita, l’ebbrezza del riscatto dopo anni bui. È uno spirito imprigionato per anni e appena liberato, che si sgranchisce sorridendo aspettando di ricominciare a correre davvero. Come cantavano i Poison in Ride the Wind, “Con cuore di fuoco su strade di pietra, guerrieri moderni cavalcano cavalli d’acciaio”. Di nuovo.
Le foto e l’auto di questo articolo sono di Stefano “Pontiac” del club v8friends Roma, che sentitamente ringraziamo.