Il disco
- Etichetta:Steamhammer/SPV
- Città:Amburgo (Germania)
- Genere:Heavy Metal
- Line Up:
- Rock N' Rolf (chitarra, voce)
- Peter Jordan (chitarra)
- Ole Hempelmann (basso)
- Michael Wolpers (batteria)
Arriva un momento, nella vita di ognuno, in cui ci si rende conto di non riuscire più a fare certe cose come prima. Qualcuno si accorge di avere un po’ di fiatone quando arriva in cima alle scale, qualcun altro inizia a faticare nel ricordarsi le cose che deve fare, altri ancora si rendono conto che ci vuole una giornata intera per riprendersi da una notte di bagordi. Per i musicisti questo segnale arriva (prescindendo da problemi relativi alle condizioni fisiche, o alla voce per i cantanti) quando lo spunto creativo viene a mancare. E Rock N’ Rolf dovrebbe iniziare a pensarci.
Il diciassettesimo arrembaggio dei pirati di Amburgo è infatti un album che, salvo qualche episodio, sembra confermare la fase involutiva che ha caratterizzato gli ultimi lavori, nei quali alla sostanziale staticità della proposta musicale (che comunque fa parte della cifra stilistica della band) si è sommata una micidiale bonaccia per quanto riguarda la fase compositiva, con poche idee, e sempre quelle. Tutti vogliamo bene ai Running Wild (alzi la mano chi, almeno per una volta, non ha cantato a squarciagola il ritornello di Under Jolly Roger) e proprio per questo è doloroso constatare come le palle incatenate che tanti vascelli hanno disalberato siano ormai arrugginite, capaci ancora di creare qualche danno ma non più in grado di affrontare una battaglia in alto mare.
Tutto sommato questo Rapid Foray resta un album gradevole, anche se a brani comunque efficaci (Black Bart, Hellestrified, Blood Moon Rising) si contrappongono momenti imbarazzanti (Stick To Your Guns, Into The West e una By The Blood In Your Heart che neanche i peggiori Manowar riuscirebbero a scrivere). Ma è la scintilla che dà fuoco alle polveri a non scoccare in quello che è un disco di maniera, di cui neppure l’imponente suite finale Last Of The Mohicans – dietro la quale spero non si nasconda il giochino numerico basato sulla tracklist da 11 brani e la durata del pezzo da 11 minuti e 11 secondi – riesce a risollevare le sorti. Un disco stanco, di mestiere, dove sono i filler a prevalere, che in certi passaggi appare addirittura forzato e in cui spesso è proprio la voce di Rock N’ Rolf a risultare l’elemento più debole: piatta, poco espressiva, a volte monotona, senza quel guizzo ammiccante capace di scatenare la ciurma, tanto che è proprio la strumentale The Depth Of The Sea – Nautilus a spiccare come uno dei pezzi meglio riusciti. Tutti aspetti che – se sommati a una formula che è praticamente sempre la stessa – rende impietoso il confronto con i classici del gruppo. Intendiamoci, ci sono moltissime band più o meno in vista che farebbero carte false per scrivere un album come questo. Ma senza voler fare impietosi paragoni con pietre miliari come Gates To Purgatory, Port Royal, Pile Of Skulls o Black Hand Inn, resta il fatto che, una volta approdato nello scaffale dei CD, difficilmente Rapid Foray prenderà di nuovo il largo nella direzione del lettore.
Mettiamola così: il vascello si è arenato e l’equipaggio è in attesa degli ordini del Capitano, mentre a riva tutti noi stiamo aspettando di essere imbarcati per una nuova scorribanda. E, non appena si alzerà il vento, siamo certi che le vele si gonfieranno e la nera bandiera tornerà a sventolare sull’albero maestro.
Speriamo solo che la rotta sia quella giusta.
Tracklist
- Black Skies, Red Flag - 4'44"
- Warmongers - 4'29"
- Stick To Your Guns - 5'08"
- Rapid Foray - 4'47"
- By The Blood In Your Heart - 4'27"
- The Depth Of The Sea - Nautilus - 3'53"
- Black Bart - 5'06"
- Hellestrified - 4'22"
- Blood Moon Rising - 4'20"
- Into The West - 4'34"
- Last Of The Mohicans - 11'11"
- Giudizio: Ammainato
- Valutazione: 6 / 10