Rhapsody of Fire – Into The Legend

È passato davvero un sacco di tempo da quando, in veste di conduttore di una trasmissione radiofonica incentrata sull’heavy metal in onda da una piccola ma agguerrita radio privata bresciana, ricevetti la copia promozionale dell’album d’esordio di una giovane band italiana chiamata Rhapsody. Il disegno in copertina e l’imponente titolo Legendary Tales suonarono di primo acchito fin troppo roboanti, ma circolavano voci che descrivevano il combo triestino come in grado di riportare il metal tricolore ai fasti degli anni ’80, quando erano formazioni del calibro di Bulldozer, Vanadium o Death SS a rappresentare una scena di rilevanza quantomeno continentale arricchita da una seconda linea forte di numerose e validissime realtà.

Era il 1997, gli anni ’90 stavano finendo e, pur portando interessanti novità verso la loro conclusione (Aborym, Lacuna Coil, Vision Divine, Khephra, senza dimenticare il ritorno dei Necrodeath), poco avevano significato per un movimento che, salvo qualche sporadico episodio, aveva tentato di restare a galla senza produrre nulla di particolarmente memorabile, e proprio per quello il primo disco firmato Rhapsody rappresentò un segnale di speranza, che in breve tempo si trasformò in un fenomeno planetario fondamentale nel fissare definitivamente canoni poi divenuti basilari per il cosiddetto «symphonic power metal».

Oggi quella band ha cambiato monicker, casa discografica e qualche elemento della formazione, ma il piacere nell’ascoltare la loro musica è rimasto lo stesso di vent’anni fa, e a dimostrarlo è il nuovo album intitolato Into The Legend, che mi ha trasmesso le stesse sensazioni del primo ascolto di Legendary Tales (notare l’assonanza concettuale dei titoli), ovviamente filtrate da un’esperienza che è cresciuta ma comunque forti, intense, a volte esaltanti, e questo nonostante si tratti di un album lungo (10 brani per quasi 70 minuti) e articolato, che risulta però scorrevolissimo, che si sfoglia brano dopo brano come un libro i cui capitoli migliori sono a mio avviso le due entusiasmanti cavalcate Into The Legend e Rage Of Darkness, la sinuosa ma cadenzata Winter’s Rain, le splendide orchestrazioni di Valley Of Shadows (arricchite dalla presenza della soprano Manuela Kriscak) e la conclusiva The Kiss Of Light, imponente suite che – pur con differenti dinamiche – dal punto di vista qualitativo si posiziona sugli stessi picchi raggiunti dalla magnifica Empire Of The Clouds firmata Iron Maiden (il cui ultimo album, ribadisco, è fra quanto di meglio espresso in ambito heavy metal negli ultimi anni).

La prestazione della band e la produzione dell’album sono allo stesso livello del songwriting (ovvero superiore), ma ancora una volta a svettare su tutto è la maestosa voce di Fabio Lione, indiscutibilmente uno dei migliori cantanti presenti sull’odierna scena mondiale, potente, preciso, al tempo stesso cristallino e adamantino e in grado come pochi di unire superbe doti interpretative a una debordante potenza vocale.

A questo punto penso sia chiaro che Into The Legend è un album Rhapsody Of Fire al 100%, quindi se siete fra coloro che considerano «vecchie» certe sonorità e un certo modo di suonare heavy metal (che in fondo è quello più prossimo alla base di ogni sua successiva derivazione, ma qui il discorso si farebbe troppo ampio) statene pure alla larga; se, invece, fate parte di quelle purtroppo sempre più sottili schiere di appassionati che sanno ancora apprezzare creatività, tecnica, epicità e virtuosismi (mai fini a sé stessi, sia chiaro), avvicinatevi senza indugio a questo disco.

I Rhapsody Of Fire sono già entrati nella leggenda. Raggiungeteli: resterete incantati.

Tracklist

1. In Principio - 2'45"
2. Distant Sky - 4'33"
3. Into The Legend - 5'01"
4. Winter's Rain - 7'44"
5. A Voice In The Cold Wind - 6'18"
6. Valley Of Shadows - 6'55"
7. Shining Star - 4'39"
8. Realms Of Light - 6'01"
9. Rage Of Darkness - 6'03"
10. The Kiss Of Light - 16'45"

• Giudizio: Imponente
• Valutazione: 9 / 10