Questo racconto ha inizio nel 2003, e vede protagonisti Alexander Krull, cantante e leader dei tedeschi Atrocity (una delle band a mio avviso più sottovalutate del panorama metal d’avanguardia), e Liv Kristine Espenæs, front woman norvegese da poco uscita dai seminali Theatre Of Tragedy. I due, compagni anche nella vita, danno vita a una band chiamata Leaves’ Eyes (dal gioco di parole sul nome di Liv) coinvolgendo in blocco gli strumentisti degli Atrocity in un progetto che riesce a intrecciare strutture sinfoniche, elementi folk e atmosfere gothic in un contesto epico dove trattare tematiche più o meno legate alla tradizione norrena. Due anni fa (e dopo sei album, cinque ep, un live e innumerevoli concerti) le strade di Alex e Liv si sono separate, ma i Leaves’ Eyes hanno continuato il loro cammino con l’inserimento dietro al microfono della finlandese Elina Siirala, per arrivare allo scorso gennaio con la pubblicazione del nuovo album intitolato Sign Of The Dragonhead, primo di questo nuovo corso e protagonista di un tour mondiale che toccherà l’Italia il prossimo sabato 5 maggio, quando la band teutonica sarà protagonista sul palco di Strigarium, l’evento pagano le cui organizzatrici Stefania Bonetti e Silvia Cominetti mi hanno agevolato nel contattare Alexander Krull e Thorsten «Tosso» Bauer, rispettivamente voce e chitarra nonché unici «superstiti» del nucleo originale.
In 15 anni di carriera i Leaves’ Eyes hanno dovuto affrontare numerosi cambi di formazione, ma l’ultimo di questi ha riguardato nientemeno che la cantante, con l’arrivo di Elina Siirala: quale impatto ha avuto sulla band? E come ha influenzato il vostro approccio nei confronti della composizione, della registrazione e, ovviamente, dell’attività dal vivo?
Tosso – Io e Alex siamo sempre stati la spina dorsale creativa della band, quindi il processo compositivo non è stato molto diverso rispetto agli album precedenti. Fondamentalmente abbiamo lavorato durante gli ultimi due anni a questo grande album, ma ad averci davvero aiutati nella fase di scrittura sono stati i tanti concerti suonati in questo periodo: abbiamo fatto due tour negli Stati Uniti (con Sonata Arctica e Sabaton) e moltissime date in Europa, dai piccoli club ai grandi festival, e abbiamo trasmesso l’energia di questi show nelle registrazioni. A volte un gruppo può perdersi durante un lavoro in studio particolarmente intenso, ma abbiamo sempre avuto chiaro in mente come i brani avrebbero dovuto suonare dal vivo, cosa che ha aggiunto ulteriore potenza al tutto. Elina è con noi da ormai quasi due anni, e ha fatto un ottimo lavoro in ogni concerto; ma è anche fantastica nel lavoro in studio: è molto ambiziosa e professionale quando si tratta di cantare o di musica, proprio come me e Alex. E la sua voce è perfetta per i brani di Sign Of The Dragonhead.
Alex – Dal punto di vista della produzione Sign Of The Dragonhead è sicuramente il migliore album che abbiamo fatto finora. Oltre ad aver lavorato ancora con gli straordinari artisti del London Voices Choir (che hanno contribuito a moltissimi blockbuster, fra cui Il Signore degli Anelli, Guerre Stellari, Harry Potter…), abbiamo ospitato il progetto bielorusso Almanac Orchestra guidato da Victor Smolski e numerosi musicisti e percussionisti, classici e folk. Mi è piaciuto lavorare su livelli tanto diversi per quest’album così epico, che si è rivelato entusiasmante anche dal punto di vista della stesura dei testi, così come nella realizzazione dell’artwork.
Come è stato lavorare di nuovo con un importante ensemble come il London Voices Choir?
Alex – Come dicevo, è la seconda volta che collaboriamo, e mi fa piacere ricordare che siamo stati la prima metal band con cui hanno lavorato, dopo le loro esperienze con artisti del calibro di Pink Floyd, Queen o Paul McCartney, oltre ai film che ho citato. E non posso dire altro che il loro contributo è stato straordinario!
Alla luce di tutto questo, come avete affrontato il tragitto fra King Of Kings e Sign Of The Dragonhed?
Tosso – La scrittura e la registrazione di un album dei Leaves’ Eyes è sempre lunga e molto complessa, ancor più da quando scriviamo, registriamo e produciamo gran parte degli strumenti nel nostro Mastersound Studio. Con King Of Kings abbiamo accumulato esperienza e competenze su come affrontare una grande produzione, e ciò è andato a beneficio del nuovo disco. Penso che Sign Of The Dragonhead contenga alcune delle canzoni più potenti che abbiamo mai scritto, e ci piace suonarle dal vivo. Comunque sia, creare nuova musica è un lavoro impegnativo, ma mai realmente «faticoso»: è la nostra passione, ed è per questo motivo che continuiamo a farlo. In un certo senso, siamo ancora dei fans.
Se consideriamo la dicografia dei Leaves’ Eyes, possiamo notare una grande maestria nel mantenere il giusto equilibrio fra le sonorità sinfoniche e le influenze epic/folk: pensi che la voce di Elina possa spostare questo equilibrio a favore di una maggiore presenza di strutture più vicine al metal?
Tosso – Il mix fra elementi sinfonici e folk è qualcosa che si trova in ogni album dei Leaves’ Eyes, una caratteristica che ci distingue da molti altri gruppi. Elina ha una voce molto potente, che spicca anche dal vivo e che è straordinaria in brani toccanti come Fairer Than The Sun o Like A Mountain. Ma amiamo allo stesso modo sia la potenza del metal che l’autenticità degli strumenti tradizionali che utilizziamo, aspetti che sottolineano nel migliore dei modi il nostro concetto lirico ed estetico.
Il Sign Of The Dragonhead Tour è partito in gennaio, e presumo che la sua parte europea culminerà con il vostro concerto al Wacken Open Air, il prossimo agosto: cosa vi aspettate da questo nuovo tour? E prevedete di fare ritorno anche negli Stati Uniti?
Alex – In questo mese di aprile il tour inizierà a girare l’Europa, e non vediamo l’ora di presentare il nuovo album ai nostri fans in tutto il mondo! Abbiamo avuto ottimi feedback e richieste da ogni luogo! E, sì: speriamo di tornare negli USA e in Canada il più presto possibile, mentre per quanto riguarda Wacken aspettiamo solo il momento per suonarvi ancora e incontrare il pubblico del più grande evento heavy metal del mondo. Prima però suoneremo al Ragnarök Festival, e ovviamente non vediamo l’ora di suonare anche allo Strigarium Pagan Fest! Ho visto alcune magnifiche immagini della location, davvero meravigliosa. Bella Italia (in italiano, ndr)!
La vostra presenza allo Strigarium rappresenta al momento l’unica data italiana del tour: cosa volete dire ai vostri fans tricolori?
Alex – È sempre un piacere suonare in Italia, un Paese bellissimo, con grandi paesaggi, cultura, cibo e fans appassionati, che ringraziamo per il supporto. Horns up!
Tosso – Qualche anno fa abbiamo suonato a Triora, un piccolo paesino fra le montagne, ed è stata un’esperienza indimenticabile: ci siamo esibiti in una piazza medioevale e abbiamo mangiato del cibo squisito, forse il migliore di tutta la nostra vita (ride, ndr)! Davvero, non vediamo l’ora di suonare per i nostri fans italiani: ci vediamo al festival!
Alex – Ci vediamo presto, e daremo inizio a un grande viking pagan party!