Dopo due anni di assenza torno a scrivere su Ironfolks.net. E la nostra caporedattrice mi chiede se ho voglia di intervistare gli Eluveitie. Ore 18.10 al Campus Industry Music di Parma. Risultato: mercoledì alle 17.02 ero già davanti al locale, emozionato come uno bimbo al suo primo giorno di scuola. Perché un conto è intervistare una band famosa. Un altro è intervistare una band a cui hai guardato con ammirazione per anni, e che alle superiori ti ha aperto una porta sul magico mondo del folk-metal (mi riferisco ai tempi di Evocation I: The Arcane Dominion, dell’ormai lontano 2009).
Domande pronte, eccitazione e ansia da prestazione alle stelle: chiamo il loro manager Rafael, un ragazzo dall’aria gentile e dai modi molto educati.
Mi accompagna sul pullman della band, dove potrò parlare con Chrigel Glanzmann (voce, whistle, mandola, cornamuse e bodhran), Matteo Sisti (whistles, cornamuse e mandola) e Fabienne Erni (voce, arpa celtica e mandola). Attendo che il giornalista prima di me finisca. Salgo.
I membri degli Eluveitie mi accolgono sorridendo e offrendomi da bere. Mi sento subito a mio agio. Le ansie svaniscono e inizia la nostra chiacchierata:
Iniziamo con una domanda sul vostro ultimo album, Evocation II – Pantheon. Potreste fornirci una breve introduzione all’album?
Chrigel: Evocation II è il nostro secondo album in acustico. È il naturale seguito di Evocation I, uscito ormai 8 anni fa. Il nome suggeriva che ci sarebbe stata una seconda parte… Ed eccola qui! (ridacchia, n.d.a.). Il lavoro segue la strada intrapresa con Evocation Part I, sia musicalmente che come concept album ispirato alla mitologia celtica. I testi dell’album sono scritti interamente in gaelico, un antico linguaggio proprio di certe popolazioni celtiche.
Come suggerisce il nome, l’album è stato concepito come un viaggio nel Pantheon celtico. Ogni traccia dell’album rappresenta una differente divinità celtica.
Come vi sembra sia stato recepito l’album da parte del pubblico?
Chrigel: Non avevamo una qualche specifica aspettativa, ma l’album è stato recepito molto bene. E di questo siamo molto contenti.
Quali pensate siano le principali differenze tra Evocation I e Evocation II?
Chrigel: Oggi suoniamo molto meglio di otto anni fa. (mi scappa una risata, n.da.) Non è una battuta. Sono passati otto anni. Dopo otto anni passati a suonare la differenza la senti.
Matteo: Anche la struttura dei brani è più aggressiva, in qualche modo molto più matura.
Parliamo adesso dei vostri futuri lavori in studio. Una nuova traccia, Rebirth, uscirà il 27 ottobre. Potete già dirci qualcosa sul vostro prossimo album?
Chrigel: Siamo già al lavoro su di un nuovo album, di cui Rebirth è appunto il primo brano ad essere pronto. Il resto dell’album deve ancora essere scritto, e per farlo avremo bisogno di un po’ di tempo. In questo periodo siamo concentrati soprattutto sui tour promozionali per Evocation II. Prima vogliamo finire questa serie di concerti, e poi ci prenderemo il tempo necessario alla scrittura di nuovi brani.
Rebirth è il primo prodotto del lavoro di scrittura per il prossimo album. Musicalmente posso solo dire che spaccherà i culi! (it will kick ass)
Matteo: Per ora possiamo parlare solamente per Rebirth. Ma sicuramente il nuovo album sarà più o meno sullo stesso stile.
Chrigel: Cercheremo di fare qualcosa di più che spaccare semplicemente i culi!
Matteo: Probabilmente avrò bisogno di dita nuove (ridono, n.d.a.)
Chi vi segue sa come il vostro lavoro si caratterizzi per un saccheggio a mani basse di melodie, ritmi e influenze provenienti dai repertori tradizionali europei. Ad esempio in Evocation II – Pantheon un ascoltatore attento potrà riconoscere le melodie del celebre reel irlandese King Of The Fairies in Epona, o della ancor più famosa ballata inglese Scarborough Fair in Antvmnos.
Da quali tradizioni di musica popolare attingete maggiormente?
Chrigel: Da tutte le tradizioni che hanno un qualche legame con la cultura celtica. Il folk più tradizionale presenta delle caratteristiche che si sono codificate nel corso degli anni, grazie alla tradizione.
Immaginiamo di tracciare una mappa dei territori un tempo abitati dai Galli. Credo che in quei territori ci siano ancora oggi influenze della antica musica popolare gallica.
Se ascolti musica tradizionale proveniente da paesi come Francia, Irlanda o Austria ti trovi davanti a musiche sicuramente molto diverse. Ma mi sembra che dietro ognuna di loro si possa sentire una qualche radice comune. Ma prendi invece la musica tradizionale scandinava: si sente una differenza molto netta tra la musica tradizionale dei paesi celtici e quella dei paesi germanici. E vale sia per la musica tradizionale recente che per quella più arcaica.
Noi attingiamo a piene mani dalla musica di tutti quei paesi che hanno una qualche radice celtica in comune.
Nel comunicato stampa rilasciato il 14 ottobre per annunciare l’uscita di Rebirth avete scritto che a voi interessa attingere alle immagini della mitologia antica, per contemplarle dal punto di vista della vita quotidiana di oggigiorno. Ma come possono immagini e suggestioni provenienti dalla cultura celtica influenzare la vita di una persona del 2017?
Chrigel: Viviamo in un mondo in cui molte cose stanno cambiando rapidamente. E non per il meglio. Il cambiamento non è sempre un fatto positivo. Rispetto agli altri animali noi siamo più evoluti, ma con il nostro sviluppo abbiamo prodotto anche un sacco di merda.
La mitologia celtica parla di quanto accade nel mondo, anche a livello astronomico. E queste cose influenzano non solo noi umani, ma gli esseri viventi presente sulla Terra. Si tratta di cose molto importanti, fin da quando ha iniziato ad esistere la vita sul nostro pianeta.
E sarebbero molto importanti anche oggi. Ce ne siamo solo dimenticati. E sarebbe bene ricordarsene prima di ritrovarsi completamente fregati.
Prendi come esempio la luna, che si sta allontanando dal nostro pianeta. L’umanità non potrà semplicemente ignorare il fenomeno e svegliarsi un giorno per rendersi conto di aver perso la luna!(la luna si allontana dalla Terra di circa 3,8 cm l’anno. Una ricerca su un qualsiasi sito scientifico potrà darvi maggiori informazioni a riguardo, n.d.a.).
Domanda per Chrigel: in un recente comunicato stampa hai dichiarato che il prossimo album sarà costruito a partire da un approccio più “filosofico” nei confronti della mitologia e della spiritualità celtiche. Ma in cosa consiste questo approccio “filosofico” per gli Eluveitie?
Chrigel: Prendiamo l’esempio di Rebirth: il brano parlerà del mito celtico del Calderone Della Rinascita. Vedila come un’immagine: c’è un enorme pentolone, davanti al quale numerose persone camminano in cerchio. Quando muoiono una divinità prende i loro corpi e li cuoce nel calderone, dal quale escono vivi e completamente ristorati (Il calderone della rinascita è un’immagine molto diffusa nella mitologia gallese: a quest’oggetto sono ad esempio collegati il mito del Pair Dadeni, e la dea Cerridwen, n.d.a.).
Pensa al significato di questa immagine. Non vuol certo dire che realmente sia esistito un gigantesco calderone con poteri simili. Ma sicuramente era una metafora. La domanda da un milione di dollari è: per cosa stava questa metafora? Era un simbolo usato per parlare di qualcos’altro.
Ecco, interrogarsi su queste immagini è ciò che per me significa avere “un approccio filosofico” al mondo della cultura celtica.
E se ci pensi quest’immagine mantiene una sua forte attualità: ognuno di noi nel corso della sua vita passa attraverso esperienze che portano una parte della sua persona a morire. Ma solo attraversando e affrontando queste esperienze noi possiamo rinascere e diventare più forti.
Pensate che nel prossimo album sarà presente qualche traccia in acustico?
Chrigel e Matteo: Al momento non lo sappiamo.
Tra il 2016 e il 2017 avete avuto molti importanti cambiamenti all’interno della formazione della band. Come hanno inciso sui lavori di scrittura e registrazione per Pantheon?
Matteo: Dei cambiamenti ci sono indubbiamente stati, ma penso di poter dire che siano stati tutti in positivo.
Chrigel: Non abbiamo cambiato studio di registrazione, quindi almeno da quel punto di vista nulla è cambiato (si riferisce ai New Sound Studio di Freienbach, dove la band ha già registrato tutti gli album da Everything Remains (As It Never Was) in poi, n.d.a.). Sicuramente dei cambiamenti ci sono stati, ma si è creata in fretta un’atmosfera molto familiare all’interno della band.
I risultati sono stati molto produttivi, e siamo pienamente soddisfatti del lavoro svolto sull’ultimo album.