Ai giorni nostri nessuno si stupirebbe nell’imbattersi in una band composta da ragazze con un’età media di 16 anni. Ma nel 1976 la cosa non era così comune, tanto più in un’America dove quattro adolescenti che suonavano rock ‘n’ roll cantando di sesso, sbronze e vita di strada erano un autentico oltraggio a tematiche che per quei tempi erano tabù (e anche ai nostri tempi, a dire il vero…). Quelle ragazze erano The Runaways, band creata dal manager Kim Fowley e, seppur attiva solo per un paio d’anni (ma con tre album in studio, un live e una compilation di inediti!), fondamentale sia per essere stata la prima all female band della scena rock (tanto da essere poi immortalata nell’omonimo film interpretato da Kristen Stewart e Dakota Fanning), che per le successive carriere di due delle componenti, ovvero le chitarriste e cantanti Joan Jett, conosciuta in tutto il mondo per il singolo I Love Rock ‘n’ Roll, e Lita Ford, dominatrice di un decennio che con l’album intitolato semplicemente Lita, pubblicato nel 1988, si impadronì delle classifiche di vendita e della heavy rotation di MTV, soprattutto grazie ai singoli Kiss Me Deadly e Close My Eyes Forever, quest’ultima scritta e interpretata insieme a Ozzy Osbourne.
Ebbene, poche settimane proprio Lita Ford ha pubblicato il suo nuovo album, intitolato Time Capsule, e grazie all’agenzia KezzMe Ltd. siamo riusciti a contattare questa autentica regina del rock, da qualche anno ritornata prepotentemente sulla scena.
Inizierei parlando del tuo ultimo album, Time Capsule, che a mio avviso prosegue quella sorta di «ritorno alle origini» sancito dal precedente Living Like A Runaway: sei d’accordo con questa mia impressione?
Non parlerei di ritorno alle origini, almeno in riferimento al mio periodo con le Runaways, anche perché non avrei potuto suonare la chitarra in questo modo in quel gruppo. Ma se ti riferisci agli anni ’80 allora sì, sono più che d’accordo. Considera che queste canzoni sono state scritte proprio alla fine degli anni ’80, ma me ne ero completamente dimenticata… È come se fossero un piccolo tesoro per tutti i miei fans!
Le registrazioni di Time Capsule hanno visto la presenza di molti importanti musicisti: cosa ti ha portato a optare per questa formula?
È stata questa formula a scegliermi! (ride, ndr) Belle persone, buoni amici e grandi musicisti. Con molti di loro ho suonato durante gli anni ’80, e sono orgogliosa che – ad esempio – Gene Simmons o Robin Zander dei Cheap Trick abbiano collaborato alle mie canzoni.
Quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario dell’uscita dall’album d’esordio delle Runaways, e riascoltandolo non si può fare a meno di ammirare quelle cinque giovanissime ragazze che in soli due anni pubblicarono tre album in studio (e un live) portando sul palco qualcosa che non si era mai visto prima (il punk sarebbe arrivato un anno dopo…). Come avete vissuto il vostro ingresso nel music business e il conseguente diventare delle rockstar?
Kim Fowley sognava di formare un gruppo composto di sole ragazze, che fosse differente dal tutto il resto. Abbiamo vissuto di punk, provocazioni, casini e rock ‘n’ roll. E ne eravamo orgogliose. Ma le Runaways erano molto avanti per quei tempi, decenni troppo avanti. Eppure, senza le Runaways io non sarei qui… Loro hanno preparato il percorso che poi ho seguito, e per questo sarò sempre riconoscente.
Dopo l’esperienza con le Runaways hai costruito una magnifica carriera solista: quando hai realizzato di essere pronta a fare il grande passo, prendendo il controllo del tuo percorso artistico e iniziando il cammino verso il successo planetario?
Avevo perso i miei genitori, avevo perso il mio cane, avevo perso il contratto discografico con le Runaways, e tutto quello che mi restava era la mia chitarra. Così decisi di farne un buon uso e scrissi i brani che sarebbero poi finiti negli album di Lita. Ho creato un mostro con il mio primo album, Out For Blood (dai un’occhiata alla copertina originale… – sorride, ndr). Ma ero una combattente, e volevo mostrare a tutto il mondo che ero tornata e armata fino ai denti!
Oggi le Runaways sarebbero definite una «teenage band»: qual è la tua opinione riguardo le teenage band di oggi?
Eravamo giovani, ma non ci consideravamo una teenage band. Eravamo ribelli, volevamo registrare dischi e fare concerti. E non ci importava di quello che facevano o pensavano le altre nuove band. Oggi è difficile raggiungere il successo, ma negli anni ’70 bastava avere un buon disco e un buon live show.
Nell’ambiente del rock ‘n’ roll e dell’heavy metal la figura femminile è stata spesso ridotta a uno stereotipo. Negli anni ’70 le Runaways erano una rarità, ma durante gli anni ’80 le cose non migliorarono molto, con pochissime band (Girlschool, Vixen…) e pochissime cantanti in circolazione (Doro Pesch, Lee Aaron, Ann Wilson.. e Lita Ford, ovviamente); e ancora oggi – fatta eccezione per le voci di alcuni progetti symphonic/goth – la presenza di una frontwoman è una rarità. Essendo una delle poche rock ‘n’ roll girls in grado di raggiungere il grande successo, come giudichi questa situazione?
Ci sono molte cantanti, ma non molte strumentiste. Io sono entrambe le cose… E so comporre, che è molto raro di questi tempi. Non dimenticare che fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 quello della musica era un mondo al maschile, non c’erano in giro molte band composte solo da ragazze… E sì, le Runaways sono state fra le prime a indicare la strada a tutte quelle che sarebbero arrivate dopo.
Sul tuo sito ho visto che al momento hai in programma solo quattro concerti europei nella prossima estate, con tre grandi festival in Svezia, Norvegia e Belgio e una data in Gran Bretagna: pensi che ci potrà essere la possibilità di vederti sul palco nel nostro paese?
In Italia ci sono le mie origini (la madre di Lita era italiana, ndr) e mi sento a casa quando sono lì. Non vedo l’ora di suonare in quel grande paese che è l’Italia, e spero di riuscire a farlo quanto prima. Mi piace il vostro cibo, la vostra cultura, e sto cercando l’occasione per poterci tornare. E lo farò, perché l’Italia mi manca molto.
Grazie per la disponibilità, Lita.
Grazie a te. Speriamo di vederci presto in Italia!