Echi da Iron Mountain

Echi da Iron Mountain

Eccoci con Iron Mountain, un potente quintetto strumentale da Limerick, Irlanda, che mescola sonorità post-rock ad elementi folk e shoegaze. I ragazzi hanno recentemente firmato con Prophecy Productions e, nonostante la loro breve discografia, stanno ottenendo un discreto successo nell’underground e il loro ultimo album Unum sarà ristampato sotto l’etichetta tedesca il primo di aprile.
A rispondere alle nostre domande è Ronan Ryan, flautista degli Iron Mountain.

Siete consapevoli che il gruppo ha lo stesso nome di quattro città degli Stati Uniti, una band stoner, una grande azienda di Boston e una cava di materiale tossico in California?

Abbiamo preso il nostro nome dal folklore irlandese. Per darvi una breve spiegazione, è menzionato nella storia dei Tuatha Dé Danann che secondo la leggenda erano una razza divina, persone dotate di poteri soprannaturali che hanno invasero e governarono l’Irlanda oltre 4000 anni fa. Nel libro cui mi riferisco (Lebor Gebala Érenn, manoscritto del 1150) c’è una poesia che sostiene che i Tuatha Dé Danann approdarono in Irlanda a bordo di navi circondate da nuvole scure. Atterrarono sulla Sliabh un Iarainn (Iron Mountain), nella contea di Leitrim, dove eclissarono il sole per tre giorni interi! Eravamo a conoscenza di alcune città omonime, ma non vedo il problema. Dopo tutto, band come Chicago e Boston non ne sembrano soffrire. Stiamo realizzando il nostro logo, e chiunque sia interessato nel cercare la nostra musica non dovrebbe avere alcun problema a trovarci.

È cambiato qualcosa, da quando siete diventati parte del roster Prophecy? Stavate cercando un’etichetta, o è successo di punto in bianco?

Inizialmente abbiamo autopubblicato il nostro album di debutto Unum nel febbraio 2015, facendo un tour di lancio per l’Irlanda. Forti del feedback positivo ottenuto dal vivo e anche grazie ai critici musicali che hanno recensito l’uscita, abbiamo deciso di inviare il nostro album a Prophecy Productions, un’etichetta che pensavamo potesse fare al caso nostro. Per fortuna erano interessati al nostro sound, quindi siamo stati felici di firmare con loro.

Com’è autoprodursi, e in che modo ha influenzato la vostra vita?

Auto-produrre il nostro primo album è stato, in ultima analisi, una grande esperienza. Non è stato sempre facile però, soprattutto quando si è trattato del missaggio; per fortuna abbiamo avuto dalla nostra parte Sean Harrold, un amico di lunga data della band ad occuparsene. Ha ascoltato e ha preso a cuore tutte le nostre preoccupazioni e le nostre preferenze, ed è stato un piacere lavorare con lui.

Mescolate diversi strumenti etnici: strumenti a fiato, archi e percussioni. Quali sono state le vostre principali influenze musicali?

Essendo cinque persone diverse, tutti noi abbiamo influenze musicali differenti, collocabili entro molti generi. Il nostro legame comune è che siamo aperti a tutto e questo è uno dei motivi per cui suoniamo insieme. Abbiamo background musicali diversi, per proporre qualcosa di innovativo. Sarebbe sbagliato da parte mia per fare riferimento a qualche band o artista particolari, ma penso che l’ascoltatore attento sia in grado di individuare elementi comuni che noi tutti condividiamo.

Cosa vi consente l’assenza di un cantante? È difficile fare concerti per una band strumentale?

Non è mai stata davvero una scelta, questo è solo il modo che abbiamo adottato dal primo giorno. Un obiettivo primario della nostra band è di fondere strumenti rock classici come chitarra, basso e batteria, con strumenti folk, come uilleann pipes, flauti e low whistle, per produrre un suono originale e unico, dove la sperimentazione guida l’ascoltatore verso l’ignoto. Perché dovrebbe essere difficile fare concerti per una band strumentale? Se un gruppo strumentale come il nostro è abbastanza bravo in quello che fa e può esprimersi musicalmente con autenticità, il pubblico non dovrebbe sentire la mancanza d’un cantante sul palco.

‘Thralldom’ significa “in schiavitù”, sto utilizzando troppo Wordreference o è relativo allo spirito della traccia? C’è un legame tra il videoclip di Enthralldom e la canzone in sé?

Il mondo può ringraziare il nostro bassista per il termine Enthralldom. È lui la mente dietro al concept del video, nonché uno dei protagonisti: è lui l’uomo incappucciato che emerge dalle acque del lago. I bassisti si possono solo che amare…

Perché c’è così poco materiale online? Prophecy di solito carica un sacco di canzoni del catalogo su YouTube.

Direi che è dovuto al fatto che, in generale, il nostro materiale è ancora poco. Oltre al nostro album, che Prophecy ripubblicherà il primo di aprile, abbiamo fatto due video, uno per Enthralldom, come hai ricordato, e il secondo per di la performance live di Opium, tenutosi nel convento francescano di Limerick pochi anni fa (lo trovate qui ed è una perla per gli amanti di atmosfere alla Bachi da Pietra mischiate con folk e shoegaze). Crediamo nella qualità non nella quantità, ma chi ci segue può aspettarsi prossime uscite in futuro di materiale audio e video. Attualmente siamo impegnati nella stesura in sala prove, stiamo organizzandoci per scrivere gli album numero 2 e 3, quindi occhio!

Vi esibirete al Prophecy Fest a luglio. Ci sono altri concerti europei a venire?

Siamo molto entusiasti di suonare al Prophecy Fest a Balver Höhle. Nessuno di noi l’ha mai fatto in una grotta prima…sarà un’esperienza molto diversa, e soprattutto molto figa! Stiamo lavorando per aggiungere alcune date europee quest’estate in concomitanza col Prophecy Fest, ma purtroppo per adesso non c’è nulla di ufficiale che possiamo annunciare. Le persone possono tenere d’occhio le nostre pagine Facebook e Twitter, nonché prophecy.de per eventuali prossimi annunci.