DISCLAIMER: Essendo la mia prima intervista per IronFolks, e di un gruppo che amo tantissimo, scriverò un articolo che vi farà vomitare arcobaleni
Alzi la mano chi ama la Russia, la pacchianità post sovietica e le barbe fluenti!
Ah, non vi piacciono? Perché state leggendo questo articolo?
Se anche voi come me siete fan di quanto elencato sopra, ma avete un’irrefrenabile voglia di Crimea tutte le volte che guardate i meme di Putin, forse non sarete molto conformi alla linea dei Russkaja, ma potreste apprezzarne molto la musica, e oggi li incontro al Bloom di Mezzago per saperne di più.
Georgij, armadio con glaciali occhi azzurri e pesante accento russo – tipo questo – risponderà alle domande di IronFolks, mitigate da un ottimo Marzemino del Trentino per riscaldare la voce (cosa credevate? Per ubriacarlo avrei dovuto prenderne un cartone).
IronFolks: Come sta andando il tour?
Russkaja: Il tour va alla grande, stiamo avendo molto successo e la nostra tournée europea ha toccato Paesi Bassi, Austria, Germania, ora Italia e prossimamente Spagna…ce la godiamo.
Questi sono tempi duri per degli artisti in tour, soprattutto in seguito all’attentato al Bataclan ci sono state risposte diverse; alcuni artisti come Foo Fighters e Five Fingers Death Punch hanno annullato qualche data, i Carcass ad esempio hanno continuato secondo i piani – qual è la vostra reazione?
Ovviamente siamo rattristati da ciò che è accaduto in Francia, siamo solidali con loro ed è certamente una tragedia… ma torniamo a noi. Come dovrebbero comportarsi i musicisti? Mmmh, questi atti di terrorismo sono un attacco al nostro stile di vita (quello che gli suggerisce le risposte è lo stesso autore dei discorsi della Meloni), alla nostra libertà. Stasera è venerdì, ci divertiremo, suoneremo rock e dopodiché faremo sesso con sconosciuti – non essere sposati è fantastico – forse è questo modo di vivere che combattono.
– Dicono sia la musica del Diavolo e che sia peccaminosa… (Ulrike, violinista)
– Cosa possiamo fare? Suonare più forte possibile! (Engel, chitarrista, da in fondo al tavolo)
Sì, suonare più forte possibile è l’unica soluzione per combattere questa forma di repressione.
Particolarmente, nel vostro ultimo album si sono notati testi più impegnati, sulle diversità, sull’essere immigrato e sull’importanza di una coscienza e un agire collettivo. Cosa volete trasmettere?
Ognuno può interpretare, sicuramente c’è un messaggio di pace, il nostro obiettivo è portare amore, rispetto e solidarietà per chi ne ha bisogno. Temi piuttosto attuali.
La Musica può avere questo potere?
La Musica ha il potere di cambiare le cose perché può aiutare a tirare avanti, o a lottare per qualcosa.
Alleggeriamo i toni, avete musicato dal vivo La Corazzata Potemkin, è un’esperienza che vorreste ripetere con un altro film, cosa vi ha lasciato?
Sergej Ejsenstein ha lasciato la porta aperta a chiunque volesse firmare la colonna sonora del suo film, sicuramente si tratta di propaganda (1925, i tempi non permettevano altre forme d’arte) per ispirare i compagni. Venimmo invitati perché il tema dell’evento era “come la musica può influenzare i film”, in seguito abbiamo ripetuto l’esperienza in vari festival cinematografici.
C’è un film che vorreste musicare?
Sì… forse Dirty Dancing! (ridono)
Non saprei, forse un altro film muto, magari Il Grande Dittatore di Chaplin!
Che mi dite dei vostri ultimi video, sono animati benissimo, come si riesce a trasferire fedelmente un concetto da un media ad un altro?
Pagando! Abbiamo contattato questo artista meraviglioso, Juppi Juppsen, che ha fatto l’artwork, i video e anche i banner del tour e la scenografia.
Come fate a combaciare le vostre influenze? A te piacciono gli Obituary e i Gogol Bordello, direi che sono suoni piuttosto lontani!
Gli Obituary mi piacevano quand’ero giovane, perché un tempo avevano un bel groove e pestavano molto, ovviamente mi piacciono anche i Gogol Bordello perché la nostra musica si avvicina molto, abbiamo anche suonato insieme…in qualche modo ognuno riesce a mettere il proprio apporto nelle canzoni.
E le cover, come le scegliete? Dalle hit contemporanee a inni storici come El Pueblo Unido…
Le idee sono nate e sono restate. Sai, è stato facile, El Pueblo Unido la conoscevo già perché lo spagnolo l’ho imparato a scuola, in Russia, quindi mi ricordavo questo ritornello, “¡El pueblo unido jamás será vencido!” e abbiamo scritto il resto del testo dopo aver avuto in testa la melodia.
Ci sono alcune cover che avete rifiutato?
Facciamo di tutto, non riufiutiamo nulla. Anche l’idea più stupida!
Come fate ad essere sempre d’accordo?
Perché siamo tutti stupidi allo stesso modo, è la cosa più bella, ci compensiamo nell’idiozia…sai, non mi piace molto ciò che suoniamo, ma quanto all’idiozia non ci batte nessuno! (ridono)
Un lettore vi chiede se vorreste mai coverizzare Moskau dei Dschinghis Khan, hai presente?
È troppo profonda, suggeriscicene una stupida, siamo a corto di cover (all’interno della scaletta piazzeranno poi Wake Me Up di Avicii e uno stacco di Billie Jean di Michael Jackson, ndr), il testo è serio…inoltre, siamo già abbastanza russi!
Io vorrei tantissimo coverizzaste Zuppa Romana degli Schrott Nach 8!
Schrott Nach 8? Mai sentiti…
Con questa labile speranza che i russo-austriaci del mio cuore realizzino la propria versione di Zuppa Romana, lascio riposare i Russkaja, che avranno il loro bel daffare qualche ora dopo, nel gestire circle pit in Psycho Traktor e irlandesi ubriachi tra il pubblico che si gettano a random sulla folla.
Vale la pena vedere i Russkaja dal vivo? Se siete arrivati fin qui, sapete già qual è la risposta.