Il Bon-ton del fotografo live

Il Bon-ton del fotografo live

Nota 2020: Questo articoletto è datato e un po’ fuori dallo stile MetalGarage, ma su IronFolks era uno dei più letti e quindi l’ho riportato qui. Ciò che c’è scritto, in ogni caso, è ancora valido.


Dopo l’ennesimo concerto vissuto da spettatore con una vena chiusa per il nervoso, e dopo i tanti vissuti nella “mitica Pit Lane“, mi sento di fare una cosa che mi ero ripromesso di non fare mai: un articolo con un elenco numerato.

Sì perché per certa gente, a quanto pare, il titolo di “Ph.” durante un concerto vale più di quello di “Ing.” in un cantiere edile. Sono un po’ irritato dalla quantità di fotografi più o meno improvvisati che bazzicano le Photo Pit di buona parte dei concerti nostrani. E quindi ecco, a uso e consumo di tutti (e specialmente degli aspiranti photo-live-reporter-metal), qualche considerazione su questo lavoro.

Ordunque, caro “Tizio Ph“, sappi questo:

1- Sarai sempre nelle palle

Mi dispiace amico, hai frainteso: il fatto di avere un pass col tuo nome al collo non ti rende un semidio ma, anzi, un potenziale rompicoglioni. Devi renderti conto che in Pit sei in uno spazio privilegiato, chiuso tra un artista che suda su un palco mentre tenta di dare il meglio e un pubblico che verosimilmente ha pagato un biglietto e aspettato ore per stare davanti a una transenna. Non pensi che questa gente valga più dei like che prenderanno le tue foto col tuo bel logo stampato sopra? Pensaci.

Tu sei un intralcio, per tutti. Fattene una ragione.

2- Il Pubblico ha ragione

Ricorda che il pubblico non dimentica: Se a fine concerto avrà visto un concerto scarso, parlerà di quanto una band ha fatto pena a suonare. Ma se disgraziatamente vedrà solo la tua schiena, parlerà di quant’era stronzo Tizio Ph, alto un metro e novanta che ha rotto i coglioni tutta sera con una reflex in mano. Fai un favore a loro e a te stesso: butta un occhio alla transenna dietro di te, guarda in faccia quella gente e se serve abbassati, nasconditi nell’ombra, trova inquadrature diverse, prova focali più lunghe… insomma, il vero professionista dei live è per metà fotografo e per metà ninja.

3- La Band ha ragione

Il flash. Lo stramaledetto flash. le divine Nikon e Canon ti hanno dato un ISO a 32000 e passa e diaframmi a f/1.8, quindi fai un favore all’umanità e risparmia il flash per i matrimoni: il rock ha bisogno di atmosfera, di luci soffuse; perché devi ammazzare tutto con una sparaflashata bianca che ha come effetti, nell’ordine:

  • accecare un artista sul palco
  • annullare il lavoro dei tecnici delle luci
  • rompere l’atmosfera del pubblico
  • e comunque rendere qualsiasi foto una merda

Davvero, te lo dico col cuore: non c’è musicista, spettatore o tecnico che non tiri le peggio maledizioni a un fotografo che usa il flash. Impara il mestiere o torna a fotografare coppiette. E non giustificarti col fatto che l’ISO alto ha meno dettaglio, ché tanto lo sappiamo tutti che poi le foto le salvi in jpeg e finiscono solo su Facebook.

4- La Security ha ragione

Punto primo: la Security è pagata per far sì che non capitino incidenti, e verosimilmente tu sei uno dei sorvegliati speciali. Quella gente non è pagata per farti da guardia del corpo e toglierti la gente dalla schiena mentre scatti la Foto della Vita, quindi controlla cosa succede intorno a te (e soprattutto dietro), non metterti tra un ragazzo che fa crowd surfing e un tizio che cerca di prenderlo senza che sbatta per terra.
E soprattutto: se un omone grosso grosso con “security” scritto sul petto ti dice “tre pezzi”, vuol dire “tre pezzi”, cazzo. Finiti quelli hai avuto la tua occasione, se l’hai persa sono problemi tuoi.
Non sei autorizzato a nasconderti fra i tralicci, fare altre foto quando non guardano e poi alzare le mani come se non avessi capito quando ti sgamano, solo per cogliere un momento che gli altri si perderanno. Non sei più furbo, sei solo più egoista. E metti in cattiva luce la categoria.

5- Non sei meglio degli altri

Quando frequentavo le Pit più spesso, ho incontrato fin troppa gente a cui avrei infilato volentieri l’obiettivo in gola. Costa davvero così tanto rispettare altri fotografi che tentano di fare il loro lavoro tra le stesse difficoltà che incontri tu? O pensi che ti rovinino la piazza perché TU sei il migliore e l’unico con le carte in regola per stare dove stai?
Non mettere la camera su un palo alto come un’alabarda, non prendere gli altri a spintoni per stare davanti, abbassati quando uno ha il tele puntato e sta scattando, passa dietro, dribla al meglio che puoi e chiedi scusa quando sbagli. Basta un cenno, un’occhiata che non sia il solito sguardo strafottente.
Umiltà, amico Tizio Ph. E rispetto, soprattutto.