Il disco
- Etichetta:Autoprodotto
- Città:Vicenza
- Genere:Folk Rock
- Line Up:
- Igor D'Aoconte (voce)
- Ferruccio Caoduro (chitarra)
- Paolo Miotti (chitarra)
- Enrico Baù (tastiere)
- Alberto Saccozza (basso)
- Massimiliano Piazzon (batteria)
Davide: Devi recensire questo.
Io: che è?
Lui: il CD di una nuova band. Una specie di progressive in italiano, dovrebbe piacerti.
A sentire la parola “progressive” un brivido freddo percorse la mia schiena: cosa avevo tra le mani? L’ennesima fotocopia dei Dream Theater? Tecnicismo da circo privo di qualunque sostanza? O qualcosa di veramente degno di nota? Non restava che ascoltare, e scoprirlo.
Questa è la storia di come ho ricevuto in mano uno dei CD migliori che abbia mai ascoltato. Sto parlando di …TENEBRAE VINCUNT, album d’esordio dei vicentini Absenthia. Il punto forte di questa band è uno stile che trae ispirazione tanto dal metal più classico, quanto dalla canzone d’autore italiana, passando per il rock progressivo degli anni ’70. Il risultato è un sound molto personale, che se ne frega delle etichette e delle convenzioni di genere. I brani presentano inoltre una pregevole raffinatezza negli arrangiamenti, abilmente messa in risalto da un eccellente lavoro di mixaggio. Unica pecca di questo lavoro: spesso il pathos creato dalla musica viene abbattuto da una pronuncia quasi imbarazzante dell’inglese, ma fortunatamente è l’italiano la lingua che domina nell’album (anche se potrebbe essere pulita un po’ pure la dizione italiana, ma queste son sottilezze).
I testi dell’album traggono ispirazione dalla storia della Roma antica. Ad aprite l’album è la ballata Commentarii – De Bello Gallico VII. Il brano di apertura parla della morte di Giulio Cesare, portandola da fine di un percorso esistenziale a tappa necessaria per immortalare nella storia le gesta di un grande condottiero. Il carattere marcatamente patetico di questa apertura viene però subito smorzato da Atomica Achillea, brano dal sapore tragicomico in cui la band immagina “gli eserciti più sanguinari della storia classica armati di bomba atomica. Ma c’è anche chi combatte per una giusta causa, scegliendo la libertà contro l’ipocrisia e la corruzione: di questi uomini parlano Spartacus e Catilina e la congiura degli stracci. Di tutto ciò contro cui vale la pena di combattere la band parla in La Danza dei miei Satiri.
Ma le lotte non vengono combattute solo con le armi. Per questo a fianco della guerra trova posto anche l’amore, nelle sue più svariate sfumature. C’è l’amore tragico della puttana protagonista di Absira e la battaglia di Teutoburgo, l’amore del soldato che dice addio alla donna amata in Aria – ricordi di un soldato e il ricordo di un amore ormai finito in Amore e Psiche.
A chiudere l’album è la storia d’amore infelice de Lo schiavo infante e la Matrona romana, dove un uomo ritrova dopo vent’anni la donna amata.
Nel complesso si tratta di un ottimo esordio, che riesce a staccarsi dall’esterofilia che spesso domina il lavoro di molte band metal italiane. Un album adatto anche alle orecchie di chi non è abituato ad ascoltare metal. Mi auguro che la band continui così, e spero di poter presto recensire il loro prossimo lavoro in studio.
Tracklist
- Commentarii - De Bello Gallico VII - 5:01
- Atomica Achillea - 3:27
- Absira e la battaglia di Teutoburgo - 8:37
- Aria - Ricordi di un soldato - 3:59
- La danza dei miei Satiri - 5:59
- Catilina e la congiura degli stracci - 4:54
- Amore e Psiche - 5:06
- Argonautica - 4:51
- Spartacus - 7:16
- Lo schiavo infante e la matrona romana - 6:11
- Valutazione: 10 / 10